Roma, 3 nov. – La mancanza dei medici nel Lazio è ormai un’ emergenza. Ne mancano circa 400, il territorio ne fa le spese e soprattutto la medicina generale è in forte sofferenza. La carenza dei medici di famiglia sta assumendo connotati preoccupanti, viene meno il diritto alla salute, molti pazienti ormai sono senza medico, soprattutto i residenti, così Marina Pace, Vice Segretario Regionale Vicario SMI Lazio.
L’affollamento ai Pronto Soccorso con questa situazione non diminuisce. Le zone carenti individuate dalla Regione Lazio non sono, ancora, state assegnate e di conseguenza i medici andati in pensione non sono stati sostituiti. Ad oggi non c’è un accordo regionale che dovrebbe definire compiti e attività specifiche dei medici di medicina generale a livello territoriale e prevedere le necessarie integrazioni economiche.
Ai giovani medici viene richiesto, dalle ASL del Lazio, di accettare contratti in cui non è specificato nulla, né ore, né sede, né mansioni o vengono offerti contratti a termine per tamponare le postazioni vuote, che probabilmente non avranno futuro. Si tratta di veri e propri contratti capestro fuori da quello che prevede l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) di medicina generale.
In questi anni si parlava di riorganizzazione territoriale di integrazione tra infermieri e medici, di infermieri di famiglia, di rete con specialisti che collaborano con gli studi della medicina generale, ma attualmente la medicina generale viene sempre più caricata di mansioni che potrebbero svolgere gli infermieri. I medici di famiglia sono oberati di attività burocratiche che portano al burnout dei pochi professionisti rimasti, aggravando il lavoro della medicina territoriale.
Chiediamo alla Parte Pubblica un impegno immediato per proposte operative, per superare la poca attrattività della medicina generale, favorire la copertura delle zone carenti e il rispetto per tutti, anche per i giovani medici, di quello che prevede l’ACN di medicina generale.