1 maggio. Un lavoro che logora non è un buon lavoro, la testimonianza di un medico

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“1 maggio festa dei lavoratori. Da un lato, c’è quella punta di sollievo nel sapere che, forse, il flusso di pazienti sarà leggermente meno intenso del solito. Magari qualche ambulatorio rimarrà chiuso, e le emergenze, speriamo, si prendano una pausa. In fondo, anche noi operatori sanitari sentiamo il bisogno di un po’ di tregua, di ricaricare le pile dopo turni spesso massacranti e la pressione costante.

Però, dall’altro lato, la Festa dei lavoratori mi fa riflettere profondamente sul significato del “lavoro” per la salute delle persone. Vedo ogni giorno come le condizioni lavorative, lo stress, i ritmi frenetici, la precarietà, possano minare il benessere fisico e mentale. Malattie professionali, disturbi, burnout, ansia e depressione sono spesso il prezzo di un sistema che a volte sembra dimenticare la dignità e la salute di chi lavora.

Quindi, mentre magari qualcuno si gode una gita fuori porta, io penso a quanto lavoro ci sia ancora da fare per garantire a tutti un ambiente di lavoro sicuro, salubre e che non comprometta la qualità della vita. Penso all’importanza della prevenzione, della tutela della salute sui luoghi di lavoro, del sostegno a chi si ammala a causa del proprio impiego.

In fondo, la vera celebrazione del lavoro dovrebbe essere quella di un lavoro che non uccide, che non logora, ma che anzi contribuisce al benessere e alla realizzazione di ogni individuo.

Ecco, forse è questo il mio augurio più grande per questa giornata: che sia un’occasione per impegnarsi ancora di più per un futuro in cui il lavoro sia davvero un diritto e un motore di salute, non un fattore di rischio”.

Un medico ospedaliero del Ssn

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