“Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità conferma che il nostro cibo non è solo gusto, ma identità, legami sociali, responsabilità verso le persone e i territori. È il risultato di una storia in cui ai sapori si affiancano saperi: conoscenze scientifiche, tecniche e professionali che rendono possibile fidarsi di ciò che mettiamo in tavola”.
Così Antonia Ricci, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, in rappresentanza della Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali Italiani.
“Gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali – spiega Ricci – contribuiscono ogni giorno a garantire la sicurezza, l’autenticità e la sostenibilità dei prodotti alla base del Made in Italy, grazie a una rete di controlli pubblici che non ha eguali in Europa per estensione, rigore e capillarità sul territorio. È anche grazie a questo sistema di sorveglianza continuo, dalle stalle ai laboratori, se la qualità dei nostri prodotti è credibile agli occhi dell’UNESCO e dei mercati internazionali. Il riconoscimento, dunque, è possibile perché, prima di tutto, sono di qualità le materie prime che la compongono: filiere iper controllate, tracciabili, rispettose degli animali, delle persone e degli ecosistemi”.
“Dalle campagne ai laboratori, il nostro lavoro silenzioso è quello di rendere possibile la fiducia: nella qualità delle produzioni, nella trasparenza dei processi, nella capacità del Paese di coniugare tradizione e innovazione senza tradire le proprie radici. Questo riconoscimento parla anche del futuro: una cucina italiana che resta se stessa perché sa proteggere la biodiversità, contrastare gli sprechi e difendere ogni giorno, con il rigore della scienza, un patrimonio di materie prime di alta qualità e conoscenze professionali che unisce salute, ambiente e cultura, secondo una chiara prospettiva One Health. In questo modo il marchio UNESCO non è solo un orgoglio simbolico, ma anche un volano di sviluppo per territori e filiere, in termini di turismo, lavoro e reputazione, che la Rete degli Istituti Zooprofilattici contribuisce a rendere solido e credibile nel tempo”, conclude il dg dell’IZSVe.