Gaza, Yemen, Siria, Iraq, Sudan: oltre 40 milioni di persone esposte a infezioni gravi in contesti di guerra. Il 70% dei bambini non riceve vaccinazioni essenziali. Crollo delle strutture sanitarie fino al 65%, fuga dei medici nei Paesi ricchi, recrudescenza di colera, malaria e infezioni respiratorie.
Aodi: “Altro che futuro: le pandemie sono già qui. Le più devastanti nascono oggi dove ci sono guerra, fame e abbandono sanitario. È ora di dire la verità, oltre i confini e oltre la politica”.
ROMA, 23 LUGLIO 2025 – “Oggi si parla giustamente dell’allarme per future pandemie globali, ma noi portiamo ogni giorno all’attenzione della comunità scientifica e internazionale i dati delle pandemie in corso. Le più gravi, le più trascurate, le più ignorate dai media. Quelle causate da guerra, fame, abbandono. Quelle che devastano Gaza, lo Yemen, la Siria, l’Iraq, l’Africa. E che si stanno diffondendo già ora”.
Lo dichiara il Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, giornalista internazionale, esperto in salute globale, Direttore dell’AISC – Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e docente all’Università di Tor Vergata, parlando a nome di AMSI, UMEM, AISC NEWS e del Movimento Internazionale Uniti per Unire.
“Non è una questione di futuro o di previsioni – prosegue Aodi –. È già una tragedia presente. Le pandemie generate dalla guerra si stanno moltiplicando. Non parliamo solo di infezioni virali, ma anche di diffusione di malattie croniche non curate, immunodeficienze, mancanza di vaccinazioni basilari per l’infanzia, contaminazioni da acqua non potabile e alimentazione carente. Non servono slogan politici, serve dire la verità: la vera emergenza mondiale è la pandemia da guerra e da fame”.
Aodi denuncia il vuoto sistemico lasciato nei territori colpiti da conflitti: “Parliamo di assenza di strutture sanitarie funzionanti, mancanza di operatori (molti sono morti o fuggiti all’estero), interruzione dei programmi di vaccinazione, assenza di cure per i malati cronici, condizioni igieniche precarie e collasso delle forniture di acqua e cibo. A Gaza, i bambini muoiono per dissenteria, tifo, epatiti ,malnutrizione ,gastroenterite e polmoniti che sarebbero curabili. In Yemen assistiamo da anni alla più grande epidemia di colera del mondo. In Siria ci sono intere province senza ospedali attivi. In molti Paesi africani la malaria e l’HIV sono fuori controllo per il crollo dei servizi sanitari”.
“Le malattie infettive non rispettano i confini, lo diciamo da tempo. Ma i diritti sanitari, purtroppo, sì. E oggi la salute di intere popolazioni è trattata con due pesi e due misure. È urgente agire senza aspettare un’altra pandemia virale da prima pagina: le pandemie dimenticate sono già in corso. Ed è da lì che verrà il prossimo focolaio globale, se non interveniamo subito .ormai la regola che dobbiamo rispettare sempre ,la sicurezza sanitaria nei paesi poveri e in guerra è la sicurezza sanitaria per i paesi ricchi e occidentali ”.
Proposte AMSI – UMEM – AISC NEWS – Uniti per Unire
Le associazioni firmatarie del comunicato, guidate dal Prof. Aodi, propongono un piano d’intervento sanitario internazionale articolato su tre fronti operativi:
- Creazione di corridoi sanitari umanitari permanenti, nei teatri di guerra e nelle aree instabili, con il coinvolgimento di personale sanitario volontario, ONG e mediatori interculturali.
- Rafforzamento delle missioni sanitarie multidisciplinari, coordinate da AMSI e UMEM, con il supporto dei medici della diaspora e delle università partner, per garantire vaccinazioni pediatriche, screening infettivologici e trattamenti di base.
- Istituzione di un Osservatorio indipendente sulle pandemie nei contesti di guerra, sotto la direzione di AISC_NEWS, per il monitoraggio costante di dati, criticità e risposte sanitarie, in raccordo con le comunità locali e i Paesi di accoglienza.
- Separare la solidarietà e la cooperazione internazionale ed umanitaria dalla politica interna ed estera di ogni paese per non far mancare aiuti sanitari a nessun bambino, donna e civile.
LE STATISTICHE DELLE PANDEMIE DIMENTICATE (A CURA DI AMSI E UMEM, AGGIORNATE AL 30 GIUGNO 2025)
Dati stimati dal gruppo medico-scientifico di AMSI, UMEM, AISC NEWS e Uniti per Unire.
1. Diffusione delle pandemie nei contesti di guerra (ultimi tre anni):
- Gaza e Palestina: +180% casi di diarrea acuta infantile, +150% infezioni respiratorie croniche, +90% mancata vaccinazione per morbillo e poliomielite (2022–2025)
- Yemen: oltre 2,5 milioni di casi di colera dal 2021, mortalità infantile aumentata del 40%, 70% dei bambini senza vaccinazioni di base
- Siria: +60% recrudescenza di malattie infettive nei campi profughi (tubercolosi, epatiti, scabbia), oltre il 65%delle strutture sanitarie non operative
- Iraq (area Nord e zone di conflitto): incremento del 110% delle infezioni trasmissibili da acqua non potabile; +70% casi di malaria in zone rurali
- Sudan e Africa Sub-sahariana (aree in guerra o instabili): diffusione simultanea di malaria, colera, e infezioni HIV senza accesso a terapie in oltre 35 milioni di abitanti.
2. Cause principali delle pandemie nei contesti critici:
- Acqua contaminata e assenza di impianti di depurazione: responsabile del 30% delle infezioni gastrointestinali gravi nei Paesi in conflitto
- Malnutrizione e carenza di alimenti: +50% aumento di immunodeficienze nei bambini sotto i 5 anni nei teatri di guerra
- Mancanza di professionisti sanitari: in fuga verso Europa, Golfo e Nord America; esodo del 40% dei medici registrati in Yemen e del 55% in Siria
- Strutture sanitarie distrutte dalle bombe o dai missili o inutilizzabili: stimate in oltre 65% nella Striscia di Gaza, 50% in Siria e oltre 70% nelle regioni yemenite
- Assenza o carenza di campagne vaccinali: interrotte in almeno 11 aree di conflitto tra Medio Oriente e Africa dal 2021 a oggi
CONCLUSIONI
“Non aspettiamo un’altra emergenza per riscoprire il diritto alla salute e l’importanza del ruolo dei professionisti della sanità ed i servizi erogati – conclude Aodi –. Le pandemie già ci sono. E non possiamo ignorarle solo perché colpiscono i più fragili, i più poveri, o chi vive sotto le bombe. Servono interventi concreti, umanitari, sanitari e scientifici. E serve includere le comunità locali come protagoniste, non solo come vittime”.