Denunciamo una scelta miope e pericolosa: servono 175mila infermieri per stare al passo con gli altri paesi europei, non pericolosi calcoli al ribasso”.
ROMA 10 LUG 2025 – “Mentre l’Italia affronta una delle peggiori crisi della sua storia sanitaria, con un deficit strutturale di oltre 175mila infermieri rispetto agli standard europei, con liste d’attesa drammatiche e pronto soccorsi, da Nord a Sud, eternamente al collasso, ci troviamo davanti all’ennesima decisione miope e incomprensibile: la riduzione dei posti per la formazione degli infermieri di base per l’anno accademico 2025–2026.
Sì, avete letto bene: secondo la bozza del fabbisogno formativo trasmessa alle Regioni da parte del Ministero della Salute, i posti per diventare infermiere di base scendono da 26.832 dello scorso anno a 26.289, ben 543 in meno.
Un nuovo taglio silenzioso, all’apparenza irrisorio ma che non lo è affatto alla luce della crisi con cui siamo alle prese, che arriva proprio mentre si sbandiera ai quattro venti un aumento complessivo di posti nelle professioni sanitarie. È un paradosso inaccettabile, che denunciamo con forza. Alla fine ce lo dicano chiaramente, andiamo avanti o andiamo indietro?”.
“Certo, il Ministero potrebbe replicare alla nostra analisi critica, affermando che alla fine ad aumentare sono i posti per infermieri magistrali (+840 rispetto ai 6.616 dello scorso anno) e quelli per infermieri pediatrici (aumento davvero irrisorio, i posti sono 264, erano 263).
Vorremmo però ricordare al Ministro Schillaci che in Italia, alla base della crisi di ricambio generazionale, a mancare sono proprio gli infermieri di base. Perché allora questo taglio di oltre 500 posti? Qualcuno vuole dirci cosa succede?”
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta la bozza di accordo sul fabbisogno formativo delle professioni sanitarie predisposta dal Ministero della Salute.
“Chiediamo con urgenza – continua De Palma – una revisione immediata di questa scelta.
Come si può giustificare un taglio alla formazione infermieristica di primo livello, proprio mentre si ragiona su come reclutare infermieri stranieri per colmare i vuoti nei reparti e come inserire da qui a breve tempo l’assistente infermiere nelle corsie?
Quale coerenza c’è tra le dichiarazioni d’allarme dei vertici sanitari e le scelte operative di chi poi pianifica la formazione, e ancora il finto ottimismo di chi si lancia in proclami parlando di aumenti di 4mila posti in più che però, di fatto, non riguardano gli infermieri di base, ovvero la categoria chiave del nostro SSN?
Il Governo ha il dovere di investire nella crescita della nostra professione, rafforzando i percorsi universitari e valorizzando i giovani che vogliono intraprendere la carriera infermieristica.
Ridurre i posti per gli infermieri di base significa peggiorare ulteriormente la crisi, allungare le attese e aumentare il carico sulle spalle dei pochi professionisti che sono sul campo, la cui età media cresce pericolosamente”.
Il Nursing Up invita le Regioni, chiamate ad approvare l’accordo, a rivedere queste cifre e a chiedere al Ministero una correzione immediata del piano.
“Se davvero vogliamo affrontare la gravissima carenza di personale che ci affligge, serve una strategia seria, strutturale, non piccoli aggiustamenti sulle aree magistrali o di nicchia.
Servono risorse, programmazione e volontà politica. E soprattutto, serve smettere di ignorare chi è già oggi sul campo, tra turni massacranti e stipendi inadeguati”, conclude De Palma.