Policlinico di Bari adotta il percorso “SAPIENTE”: cure appropriate e umane anche nei momenti più difficili

Condividi:

Per il presidente Emiliano, intervenuto alla presentazione, si tratta di un lavoro coraggioso e in linea con la sentenza della Corte Costituzionale, per non lasciare soli pazienti e famiglie e dare certezza anche ai medici delle condotte da tenere. 

“Fare tutto il possibile”, non è sempre sinonimo di “fare una scelta consapevole e rispettosa della dignità della persona”, serve un nuovo paradigma di cura. Il Policlinico di Bari risponde a questa sfida con l’adozione ufficiale del percorso “SAPIENTE”, un innovativo protocollo clinico ed etico che introduce criteri chiari per garantire cure proporzionate, umane e appropriate nei reparti di area critica. Dal pronto soccorso alla terapia intensiva, dall’adulto al neonato, il nuovo PDTA regolamenta ogni decisione sanitaria nei momenti più delicati, ponendo al centro il rispetto della persona, la sua volontà e il rifiuto dell’accanimento terapeutico.

“Con coraggio il prof. Marco Ranieri e tutto il team multidisciplinare del Policlinico di Bari, hanno lavorato al protocollo ‘Sapiente’. Ho dato il mio via libera a un’attività anche rischiosa: quella di cercare di codificare, ma anche di lasciare a ciascun professionista e alle commissioni etiche di svolgere il loro lavoro secondo le leggi in vigore. Perché il protocollo non innova ma si innesta nel percorso riconosciuto dalla Corte Costituzionale, che in presenza di precise condizioni ha riconosciuto di dare attuazione alle volontà di chi si trovi in condizioni di sofferenza irreversibile e abbia espresso in modo libero e consapevole la volontà di interrompere i trattamenti di sostegno vitale”, ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che è intervenuto in collegamento di rientro da Roma.

“Il protocollo – ha aggiunto Emiliano – si slancia su questa strada, completando le delibere che la Regione Puglia ha adottato in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale e in mancanza di leggi nazionali che il Parlamento non ha ancora avuto il coraggio di introdurre. Questo non per vanità scientifica, ma perché non si possono abbandonare i pazienti e le famiglie a una situazione che non abbia almeno una regolazione pianificata e pianificante delle condotte da tenere. Di questo ringrazio la direzione del Policlinico di Bari per aver saputo costruire un percorso solido, chiaro, fondato su evidenze scientifiche, e allo stesso tempo permeato di umanità, attitudine all’ascolto e responsabilità”.  


“Questo protocollo nasce dall’esigenza di coniugare appropriatezza clinica, responsabilità etica e rispetto della persona in uno dei contesti più delicati della pratica sanitaria: le decisioni nelle aree critiche, quando la vita si misura in ore, e ogni atto medico ha un impatto profondo, non solo clinico, ma umano”, ha spiegato il direttore generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce, in apertura dell’incontro di presentazione che si è svolto oggi in aula magna.  

“Il protocollo approvato e presentato è il risultato di un percorso condiviso, multidisciplinare e altamente partecipato, costruito attorno alla capacità di accompagnare, sostenere, ascoltare e decidere in modo appropriato, anche e soprattutto nei momenti più complessi dell’assistenza.

Ringrazio il gruppo di lavoro composto da medici, infermieri, bioeticisti e operatori della relazione d’aiuto, sapientemente guidati dal Prof. Ranieri che ha fortemente voluto e ha dato un forte slancio alla realizzazione di questo documento. Il Policlinico di Bari, in quanto Azienda Ospedaliero-Universitaria e DEA di II livello, ha il dovere di essere promotore di cultura professionale e di essere luogo di elaborazione di modelli esportabili. E il protocollo “SAPIENTE” ha tutte le caratteristiche per diventare un modello di riferimento a livello regionale e nazionale”, conclude Sanguedolce.

L’idea del protocollo nasce dalla consapevolezza che, in situazioni di estrema gravità clinica, non sempre “fare tutto il possibile” coincide con “fare il meglio”. Al contrario, può significare protrarre sofferenze inutili, somministrare terapie invasive senza reale beneficio e sottrarre al paziente e alla famiglia la possibilità di vivere con consapevolezza e dignità l’ultima fase della vita.

“C’è ancora troppa confusione tra il concetto di fine vita e quello di proporzionalità delle cure – ha evidenziato il prof. Marco Ranieri, Direttore del Dipartimento Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Bari –. Il ‘fine vita’ riguarda le decisioni cliniche, etiche e legali da assumere quando la persona è in fase terminale o in condizioni cliniche irreversibili. La ‘proporzionalità delle cure’, invece, è un principio più ampio, che si applica in ogni momento dell’assistenza, non solo alla fine. Vuol dire calibrare ogni trattamento rispetto allo stato clinico del paziente, ai benefici attesi e, soprattutto, alla sua volontà. Una cura è proporzionata solo se ha un senso per quel paziente, in quel momento”.


“Uno dei problemi principali – ha proseguito Ranieri – è proprio la mancanza di chiarezza nel passaggio dalle cure intensive alle cure palliative. In assenza di indicazioni condivise, il rischio è duplice: da un lato si mantengono trattamenti troppo a lungo, anche quando diventano inutili; dall’altro si rischia di sospenderli troppo presto, senza garantire un adeguato supporto palliativo. Questo genera incertezza, disorienta le famiglie e mette in difficoltà il personale sanitario”.

“Con il Pdta – ha concluso – vogliamo colmare questi vuoti. Non significa rinunciare a curare, ma avere il coraggio e la competenza di scegliere con giudizio e umanità. È tempo di costruire un’alleanza terapeutica reale, fondata sulla responsabilità condivisa, sulla comunicazione chiara e sul rispetto della dignità della persona. Con il percorso SAPIENTE, tutto questo diventa finalmente una prassi strutturata”.

Il PDTA è stato elaborato da un ampio gruppo multidisciplinare di medici e infermieri specialisti in anestesia e rianimazione, chirurgia, medicina interna, neonatologia, medicina d’emergenza-urgenza e medicina legale, supportati da un bioeticista e dalla direzione sanitaria aziendale. È applicabile in tutti i reparti di area critica come la terapia intensiva per adulti, quella pediatrica e neonatale, pronto soccorso e in tutti i contesti in cui si affrontano situazioni cliniche complesse e spesso irreversibili.


Una delle innovazioni fondamentali è l’introduzione del Team per la Proporzionalità delle Cure, incaricato di valutare caso per caso la situazione del paziente, coinvolgendo familiari e fiduciari nella definizione di un piano assistenziale condiviso. Un’attenzione particolare è riservata alla comunicazione: spiegare, ascoltare, sostenere emotivamente le famiglie è considerato parte integrante del percorso di cura.

L’approccio si fonda su principi bioetici e giuridici già sanciti dalle leggi italiane, come la 219/2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento (DAT), e sulla legge 38/2010 che garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore.

Il documento prevede anche un’attenzione particolare ai pazienti pediatrici e neonatali, per i quali la valutazione della proporzionalità delle cure richiede particolare delicatezza e un confronto trasparente con i genitori. Nei casi in cui non sia possibile la guarigione, la sospensione dei trattamenti invasivi è accompagnata sempre dall’attivazione di cure palliative, analgesia e sedazione adeguate, per garantire sollievo e accompagnamento. Il PDTA sarà applicato in tutte le unità operative dell’area critica del Policlinico di Bari e dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, e sarà oggetto di formazione continua per il personale sanitario, con verifiche periodiche per garantire l’efficacia e il rispetto degli standard previsti.

Notiziario

Archivio Notizie