UniBologna e Ausl Romagna partecipano a studio internazionale su nuovo standard terapeutico per raro tumore

Condividi:

E’ stato pubblicato su The Lancet uno studio che dimostra l’efficacia terapeutica di una immunoterapia per la cura del carcinoma squamoso del canale anale che ha visto la partecipazione dell’UOC Oncologica di Ravenna con il prof. Stefano Tamberi.

  Uno studio clinico internazionale pubblicato nel mese di giugno sulla rivista scientifica The Lancet ha dimostrato l’efficacia del Retifanlimab, un anticorpo monoclonale anti-PD-1, in associazione alla chemioterapia, nel trattamento del carcinoma squamoso del canale anale (SCAC) localmente ricorrente o metastatico. Lo studio di fase 3, denominato POD1UM-303, ha coinvolto 70 centri in 12 Paesi ed è il più ampio mai condotto su questa rara neoplasia.

I risultati dimostrano che l’aggiunta di retifanlimab alla chemioterapia standard migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione (mediana di 9,3 mesi contro 7,4 mesi nel gruppo di controllo) e suggeriscono anche un potenziale beneficio in termini di sopravvivenza globale. Lo studio rappresenta una svolta terapeutica per i pazienti affetti da SCAC avanzato, per i quali le opzioni di trattamento erano finora molto limitate.

Lo studio multicentrico ha visto partecipare anche l’UOC Oncologia di Ravenna. Per il contributo dato allo studio il Prof. Stefano Tamberi, direttore dell’oncologia del presidio di Ravenna compare tra gli autori, confermando l’elevata qualità della ricerca dell’università di Bologna nella sede di Ravenna. “Il riconoscimento prestigioso di essere tra gli autori di un così rilevante risultato scientifico è frutto di un lavoro continuo e di qualità che coinvolge tutta la mia equipe. Il gruppo della ricerca (medici, study coordinators, infermieri di ricerca) è l’esempio del sinergismo virtuoso delle diverse componenti che operano nella Rete Oncologica della Romagna – Università di Bologna, AUSL Romagna e IRST di Meldola. Il mio ringraziamento va ai pazienti e alle loro famiglie senza i quali non si potrebbero raggiungere questi risultati”. 

Questo lavoro rappresenta un importante passo avanti per una patologia rara, ma in aumento, spesso correlata all’infezione da HPV e alla coinfezione da HIV. La partecipazione dell’Università di Bologna a questo progetto riflette l’impegno nella ricerca oncologica di frontiera e nella cura dei tumori rari.

Notiziario

Archivio Notizie