In Italia 3 over 65 su 10 hanno una fragilità o una disabilità, uno su 4 ha un problema sensoriale

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In Italia 14 over 65 su 100 hanno una disabilità, intesa come l’incapacità di svolgere una attività fondamentale della vita quotidiana, e a questi si aggiungono 16 su 100 che invece sono considerati fragili. Inoltre circa 1 persona ultra 65enne su 4 ha almeno un problema di tipo sensoriale (fra vista, udito o masticazione) che non risolve neppure con il ricorso ad ausili, come occhiali, apparecchio acustico o dentiera. Questo il quadro relativo al biennio 2023-2024 tracciato dalla sorveglianza Passi d’Argento  coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità.

“L’analisi temporale- spiega Maria Masocco, responsabile della sorveglianza – mostra una riduzione, lenta ma significativa, della quota di fragili e disabili dal 2016 ad oggi e in questa lenta riduzione si osserva un calo repentino del 2021 che non si può escludere possa essere associato all’eccesso di morbosità e/o mortalità correlata al COVID-19 che ha investito il nostro Paese colpendo le persone più anziane e certamente più vulnerabili per condizioni di salute rendendo meno probabile intercettarle durante il picco pandemico”.

Disabilità
Negli ultra 65enni, la perdita di autonomia nello svolgimento anche di una sola delle sei attività fondamentali della vita quotidiana (ovvero delle ADL, come mangiare, vestirsi, lavarsi, spostarsi da una stanza all’altra, essere continenti, usare i servizi per fare i propri bisogni) è considerato dalla letteratura internazionale una condizione di disabilità.

Dai dati di PASSI d’Argento 2023-2024 emerge che la condizione di disabilità, così definita, coinvolge 14 persone su 100. La disabilità cresce con l’età, in particolar modo dopo gli 85 anni interessa 4 anziani su 10 (42%); è mediamente più frequente fra le donne (17% vs 10% uomini), fra le persone socio-economicamente svantaggiate per difficoltà economiche (31% fra chi ha molte difficoltà economiche vs 9% tra chi non ne riferisce) o per bassa istruzione (26% vs 7% fra chi ha un livello di istruzione alto). La quasi totalità delle persone con disabilità (99%) riceve aiuto, ma questo carico di cura e di assistenza è per lo più sostenuto dalle famiglie, molto meno dal servizio pubblico di ASL e Comuni. Il 95% delle persone con disabilità dichiara di ricevere aiuto dai propri familiari per le attività della vita quotidiana per cui non è autonomo, il 37% di essere aiutato da badanti e il 12% da conoscenti. Il 12% ha ricevuto aiuto a domicilio da operatori socio-sanitari e solo il 2% ha ricevuto assistenza presso un centro diurno. Una piccola quota è sostenuta da associazioni di volontariato (2%). Circa una persona su 4 con disabilità riceve un contributo economico per questa condizione (come l’assegno di accompagnamento). La disabilità si associa alla cronicità e se circa il 6% degli ultra 65enni liberi da cronicità sono disabili, questa quota è pari al 28% fra le persone con due o più patologie croniche (fra quelle indagate in PASSI d’Argento). Esiste un gradiente Nord-Sud della disabilità a svantaggio dei residenti nel Sud Italia (17% vs 14% nel Centro e 10% nel Nord) che potrebbe riflettere una differenza nella distribuzione degli esiti di salute, ma anche una differente offerta e/o ricorso a strutture di ricovero per anziani non pienamente autonomi fra Nord e Sud del Paese che la sorveglianza PASSI d’Argento non intercetta, dal momento che non raggiunge le persone istituzionalizzate, residenti in RSA o Case di riposo per anziani o ricoverate  ma soltanto le persone che vivono nelle loro abitazioni.

Fragilità
Promuovere un invecchiamento sano e prevenire la fragilità rappresentano oggi priorità fondamentali di sanità pubblica, in Italia e a livello internazionale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’invecchiamento sano è “il processo di sviluppo e mantenimento della capacità funzionale che consente il benessere in età avanzata”. In questo contesto, la fragilità emerge come un bersaglio chiave per la prevenzione: una condizione dinamica di aumentata vulnerabilità agli stressor, dovuta alla riduzione delle riserve fisiologiche e psicosociali. A differenza della disabilità, la fragilità è potenzialmente reversibile e può essere contrastata attraverso interventi tempestivi su fattori di rischio modificabili come l’inattività fisica, la malnutrizione, l’isolamento sociale e l’accesso limitato alle cure. PASSI d’Argento, secondo un approccio bio-psico-sociale, contribuisce all’identificazione precoce della fragilità definendo come fragili gli anziani non disabili, cioè autonomi nelle ADL ma con difficoltà in almeno due funzioni complesse (IADL), quali preparare i pasti, effettuare lavori domestici, assumere farmaci, muoversi autonomamente, gestire le proprie risorse economiche o utilizzare il telefono.

Dai dati di PASSI d’Argento 2023-2024 risultano fragili circa 16 persone su 100. La fragilità è una condizione senza differenze significative tra uomini e donne, ma che cresce progressivamente con l’età, riguarda il 8% dei 65-74enni e raggiunge il 31% fra gli ultra 85enni; è anch’essa associata allo svantaggio socio-economico, sale al 24% fra le persone con molte difficoltà economiche (vs 14% tra chi non ne riferisce) e al 24% fra le persone con bassa istruzione (vs 12% fra chi ha un livello di istruzione alto). La quasi totalità delle persone con fragilità (98%) riceve aiuto per svolgere le funzioni delle attività della vita quotidiana per cui non è autonomo (IADL). Tuttavia, questo aiuto è sostenuto per lo più dalle famiglie, dai familiari direttamente (95%) e/o da badanti (24%), ma anche da conoscenti (15%); meno del 3% riferisce di ricevere aiuto a domicilio da operatori socio-sanitari delle ASL o dei Comuni, ancora meno (meno di 5 persone su 1000) ricevono assistenza da un Centro diurno. Una piccola quota è sostenuta da associazioni di volontariato (1%). Esiste un gradiente Nord-Sud della fragilità a sfavore delle Regioni meridionali (19% vs 17% nel Centro e 11% nel Nord).

Problemi di vista, udito e masticazione

I dati 2023-2024 confermano quanto emerso nelle precedenti rilevazioni: circa 1 persona ultra 65enne su 4 ha almeno un problema di tipo sensoriale (fra vista, udito o masticazione) che non risolve neppure con il ricorso ad ausili, come occhiali, apparecchio acustico o dentiera.

Vista
Nel 2023-2024 circa il 9% degli intervistati ultra 65enni riferisce di avere problemi di vista (non correggibili neppure con l’uso di occhiali) che condizionano lo svolgimento delle attività quotidiane. Questa quota cresce con l’età (a 65-74 anni è del 4% ma sale al 25% dopo gli 85 anni) ed è mediamente più alta fra le donne (11% vs 6%). Il gradiente sociale è ampio e significativo e la quota di persone con problemi di vista è maggiore fra quelle con bassa istruzione (16% vs 5% di chi ha un livello di istruzione alto) e in coloro che hanno molte difficoltà economiche (19% vs 6% fra chi non ne riferisce). Anche il gradiente geografico da Nord a Sud del Paese è significativo: nelle Regioni meridionali le persone con problemi della vista sono il 11%, quota che scende a 6% fra i residenti nelle Regioni settentrionali.

Udito
Dai dati 2023-2024 emerge che il 13% degli ultra 65enni residenti in Italia riferisce un problema di udito (non risolto o non risolvibile con il ricorso all’apparecchio acustico). Questa quota cresce con l’età (a 65-74 anni è meno del 6% ma sale al 33% dopo gli 85 anni) ed maggiore tra le donne (14% vs 12% tra gli uomini). Il gradiente sociale è ampio e significativo e la quota di persone con problemi di udito è maggiore fra quelle con bassa istruzione (23% vs 8% di chi ha un livello di istruzione alto) e fra quelle con molte difficoltà economiche (25% vs 10% fra chi non ne riferisce). Anche il gradiente geografico è visibile e a sfavore delle Regioni meridionali (15% vs 11% del Nord). Fra le persone con un problema di udito è più alta la prevalenza di coloro che restano socialmente isolate e riferiscono che in una settimana normale non incontrano né parlano con qualcuno (34% vs il 14% nel campione totale); è più alta la prevalenza di sintomi depressivi (19% vs 9% nel campione totale) ed è più alta la quota di chi è caduto nei 30 giorni precedenti l’intervista (12% vs 6%). Il 7% degli anziani intervistati ricorre a un apparecchio acustico per risolvere il suo deficit uditivo, solo circa una persona su 4 tra chi ha problemi di udito.

Masticazione
Nel biennio 2023-2024 l’11% degli intervistati riferisce di avere problemi di masticazione e non riesce a mangiare cibi difficili (una difficoltà non risolta o non risolvibile con l’uso della dentiera). Questa quota cresce con l’età (a 65-74 anni è del 6% ma sale al 33% dopo gli 85 anni) ed è mediamente più alta fra le donne (13% vs 9%). Il gradiente sociale è ampio e significativo e la quota di persone con problemi di masticazione è più alta fra quelle con bassa istruzione (23% vs 8% chi ha un livello di istruzione alto) o con molte difficoltà economiche (31% vs 7% fra chi non ne riferisce). Anche il gradiente geografico da Nord a Sud del Paese è significativo: nelle Regioni meridionali c’è una quota 2 volte più alta di persone con problemi di masticazione, rispetto a quanto si osserva fra i residenti nel Nord Italia (15% nel Sud vs 7% nel Nord). Fra le persone con problemi di masticazione è più alta la prevalenza di coloro che restano socialmente isolati e riferiscono che in una settimana normale non incontrano né parlano con qualcuno (37% vs il 14% nel campione totale); è più alta la prevalenza di sintomi depressivi (22% vs 9% nel campione totale) e persino la frequenza delle cadute (11% vs 6% nel campione totale). Il 27% degli anziani intervistati ricorre alla dentiera per risolvere le proprie difficoltà a masticare cibi difficili.

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