Ausl Toscana nord ovest. Zona Apuane, la rete per contrastare i disturbi dell’alimentazione

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Anoressia, bulimia, binge eating: parole che fanno paura, ma che raccontano storie vere. Solo nel 2024, nella zona di Massa e Carrara, oltre 80 persone – molte delle quali giovanissime – si sono rivolte per la prima volta a una specialista dell’Azienda USL Toscana nord ovest per affrontare un disturbo del comportamento alimentare.

Un dato che evidenzia un disagio profondo, spesso silenzioso, ma sempre più diffuso. Per rispondere a questa crescente esigenza, l’Azienda USL Toscana nord ovest, con il sostegno della Regione Toscana, ha attivato anche nella zona Apuane una rete dedicata alla prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.

Il primo passo è fondamentale: parlare. È importante rivolgersi al proprio medico di famiglia o al pediatra, che potranno attivare l’équipe multidisciplinare specializzata.

La dottoressa Fiammetta Mozzoni, responsabile della Psicologia, salute mentale e dipendenze della Zona nord dell’AUSL Toscana nord ovest, spiega: «L’equipe è costituita da diverse figure professionali. C’è il medico psichiatra, che opera dalla sede di Carrara, in piazza Sacco e Vanzetti, c’è lo psicologo-psicoterapeuta, che opera nella sede della Salute mentale di Massa, in via Marina Vecchia, e c’è il dietista, presente in entrambe le sedi, con il compito di valutare l’introito calorico, le abitudini alimentari, monitorare l’andamento ponderale e fornire educazione alimentare personalizzata».

I principali disturbi trattati sono l’anoressia, caratterizzata da una drastica limitazione dell’assunzione di cibo e da un’intensa paura di aumentare di peso, anche in presenza di sottopeso marcato; la bulimia nervosa, che comporta episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da condotte compensatorie inappropriate; il binge eating, un disturbo che si manifesta con episodi di abbuffate non seguiti da comportamenti compensatori.

In tutti questi casi intervenire precocemente è fondamentale. Il supporto della famiglia e della rete sociale – medici, scuola, amici – è cruciale per aiutare la persona a prendere consapevolezza del problema.

“La comunicazione gioca un ruolo chiave – dice Agnese Antoni, psicologa in forza all’ASL – non deve essere focalizzata sul cibo ed è importante evitare che il momento del pasto diventi un terreno di scontro. Costringere a mangiare può generare ansia e peggiorare la relazione. Meglio adottare un approccio basato sull’ascolto, la vicinanza e la dolcezza».

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