Il San Bortolo vanta la maggiore casistica a livello regionale e tra le maggiori a livello nazionale ed europeo nell’utilizzo delle terapie cellulari per curare alcune forme di leucemia e linfoma
Sono passati cinque anni – era la primavera 2020 – da quando il primo paziente affetto da una forma particolarmente aggressiva di linfoma veniva infuso presso l’ospedale di Vicenza con una terapia CAR-T, all’epoca primo centro autorizzato AIFA in tutto il Nord e a tutt’oggi unico per la terapia delle forme oncoematologiche dell’adulto assieme all’Università di Verona.
Da allora l’utilizzo della “Chimeric antigen receptor T cell” è diventato uno standard terapeutico grazie ai positivi riscontri ottenuti, nei quali un ruolo di primo piano ha avuto proprio la casistica raccolta in questo arco temporale all’ospedale di Vicenza.
Proprio al San Bortolo è stato raggiunto nei giorni scorsi un traguardo importante, con il centesimo paziente che ha potuto beneficiare di questa terapia all’avanguardia, per la quale l’Unità Operativa Complessa di Ematologia dell’ULSS 8 Berica vanta la maggiore casistica a livello regionale e tra le maggiori a livello nazionale ed europeo.
I risultati raggiunti
Proprio dall’analisi di questa casistica è possibile evidenziare i risultati di assoluto rilievo raggiunti, a partire dal beneficio clinico per i pazienti.
Sul piano organizzativo, inoltre, è da sottolineare lo sviluppo di una forte rete di collaborazione intra-aziendale e un approccio multidisciplinare che vede coinvolti, insieme all’Ematologia, la Medicina Trasfusionale, la Terapia Intensiva, la Neurologia e la Farmacia Ospedaliera. Proprio questo modello organizzativo ha consentito di incrementare progressivamente il numero di pazienti sottoposti a terapia, tanto è vero che è previsto il trattamento di circa 45 pazienti nel solo 2025, ovvero di circa i due terzi di tutti i pazienti sottoposti a terapia con CAR-T in Veneto.
L’ospedale di Vicenza opera infatti nell’ambito di una rete clinica regionale e in questo contesto al San Bortolo sono stati valutati oltre 250 pazienti per il trattamento mediante CAR-T provenienti principalmente dal Veneto; gli altri centri autorizzati nella nostra regione sono l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e il reparto di Oncoematologia Pediatrica di Padova.
«Come Azienda – sottolinea la dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica – siamo orgogliosi di avere contribuito ad aprire questa strada cinque anni fa e consapevoli del grande valore che ha il continuare a mettere a disposizione questo know-how. Voglio sottolineare come il fatto di essere stati tra i primissimi in Italia a partire e l’avere maturato in questi anni un’esperienza di assoluto sia il risultato non solo della grande professionalità, ma anche della disponibilità e dedizione di tutte le figure coinvolte. Questo vale sia per l’Ematologia di Vicenza, ma anche per tutte le unità operative complesse impegnate per la terapia Car-T, come la Medicina Trasfusionale, la Rianimazione, la Neurologia, la Farmacia. Per questo voglio ringraziare tutto il personale coinvolto».
Le CAR-T oggi e gli sviluppi futuri
La terapia mediante le cellule CAR-T richiede una serie di conoscenze professionali sia mediche che infermieristiche di alto livello, all’interno del reparto che la esegue ma anche in tutte strutture e servizi coinvolti: per tale motivo può essere svolta solo in pochi centri autorizzati da AIFA e dalla Regione.
Le cellule CAR-T sono globuli bianchi prelevati dal paziente mediante una procedura che si svolge in collaborazione con le Medicine Trasfusionali. Dopo la raccolta vengono inviati in laboratori specializzati (negli Stati Uniti o in Germania) dove vengono modificate per essere iperattive verso determinate cellule malate, e reinfuse nel paziente.
Una metodica all’avanguardia che ha ancora grandi margini di sviluppo, come spiega il dott. Alberto Tosetto, direttore dell’Ematologia del San Bortolo: «I farmaci CAR-T oggi in commercio hanno indicazione per il trattamento di alcuni linfomi aggressivi (il linfoma diffuso a grandi cellule B, il linfoma primitivo del mediastino ed il linfoma mantellare) e della leucemia linfoblastica acuta del bambino e giovane adulto. A brevissimo, inoltre, inizieremo a trattare con le cellule CAR-T anche i pazienti affetti da mieloma multiplo, mentre guardando al futuro sono in arrivo terapie con cellule CAR-T anche per altre indicazioni in ambito non-ematologico, ad esempio per il trattamento delle malattie autoimmuni. Il principio su cui si basano rimane lo stesso: le CAR-T agiscono inducendo una risposta immunitaria contro il tumore nell’organismo, e questo fenomeno si associa ad effetti collaterali specifici, che implicano la gestione del paziente da parte di un gruppo multidisciplinare esperto. Si tratta di un campo in rapida espansione, per il quale diventa imperativo mantenere costante l’impegno sviluppando nuovi modelli organizzativi per rende accessibile questo tipo di terapia a numeri di pazienti prevedibilmente sempre maggiori».
Il ruolo della Medicina Trasfusionale nella terapia con CAR-T
All’interno di questo percorso frutto del lavoro integrato di più professionalità, la Medicina Trasfusionale svolge una parte cruciale attraverso il coinvolgimento di tre settori: Aferesi Terapeutica, Laboratorio di Manipolazione Cellulare e il Laboratorio di Validazione Biologica degli emocomponenti.
L’attività dell’Aferesi Terapeutica rappresenta la prima tappa fondamentale del processo CAR-T con la raccolta aferetica dei linfociti del paziente, che avviene in una sala terapia dedicata mediante la tecnica della linfocitoaferesi realizzata con separatori cellulari che consentono di isolare in modo selettivo e sicuro i linfociti dal sangue periferico del paziente. Questa tecnologia permette di ottenere un prodotto di qualità elevata, riducendo al minimo i rischi e salvaguardando la compliance del paziente alla procedura.
In questi anni di esperienza la Medicina Trasfusionale di Vicenza ha messo in atto un’organizzazione efficiente e flessibile che consente di programmare e calendarizzare delle raccolte entro 3-7 giorni dalla presa in carico, ottimizzando i percorsi ambulatoriali e garantendo al paziente un accesso rapido e sicuro alla terapia ambulatoriali.
In parallelo, sono cresciute le competenze dell’équipe sia in termini di efficienza di raccolta sia nella gestione del patrimonio venoso, fondamentale per pazienti spesso fragili e con accessi difficili, in cui la salvaguardia delle vie venose è essenziale per il buon esito della procedura.
Altro settore coinvolto della Medicina Trasfusionale è il Laboratorio di Manipolazione cellulare costituito da un gruppo di biologi e tecnici di Laboratorio. Il lavoro di questo team è essenziale in tutte le fasi in cui è richiesta la manipolazione del prodotto raccolto per quelle aziende farmaceutiche che prevedono il congelamento dei linfociti prima della spedizione, e per la gestione e conservazione delle CAR-T al rientro in forma farmaceutica.
Non ultimo il settore del Laboratorio di Validazione Biologica fondamentale per il rilascio alle ditte farmaceutiche del prodotto biologico secondo i più elevati standard di qualità e sicurezza.
«Questa integrazione tra raccolta, validazione biologica, manipolazione e conservazione del prodotto CAR-T afferenti alla Medicina Trasfusionale permette di offrire un servizio altamente specializzato nel rispetto delle esigenze della clinica dei pazienti ematologici, del reparto di afferenza e delle aziende produttrici – conclude il dott. Francesco Fiorin, direttore del Dipartimento della Diagnostica -. Il traguardo del 100° paziente infuso è per noi motivo di orgoglio, ma anche uno stimolo a continuare con passione sulla strada dell’innovazione, dell’integrazione multidisciplinare e del miglioramento continuo».
In questo percorso, anche le Associazioni dei pazienti – in particolare AVILL-AIL – sono sempre state un supporto fondamentale e per questo a loro va un particolare ringraziamento da chi ha raggiunto risultati che oggi sotto gli occhi di tutti.