Umbria. Presentato progetto per una regionale ospedale-territorio per la gestione delle ferite di difficile guarigione

Perugia, 18 dicembre 2025 – Ha l’obiettivo di definire e formalizzare la Rete regionale ospedale-territorio per gestire le diagnosi di ferita di difficile guarigione, nonché le condizioni strutturali ed organizzative affinché in ciascun distretto, una équipe multiprofessionale di soggetti appartenenti a setting assistenziali diversi, venga garantita la presa in carico e la gestione di pazienti dimessi in Adi (Assistenza domiciliare integrata). Con questo scopo è nato il progetto “La gestione delle ferite difficili nella rete vulnologica ospedale-territorio nella regione Umbria”, che ha come responsabile Marino Cordellini, direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale e responsabile della Struttura Complessa Aziendale di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva della Usl Umbria 1.

Il documento è stato presentato nei giorni scorsi nel corso del convegno nazionale “Il trattamento delle ulcere infette nell’era dell’antibiotico resistenza: una sfida da vincere insieme!”, organizzato dal Centro Formazione dell’Usl Umbria 1, che si è tenuto presso l’auditorium dell’Hotel Giò di Perugia e che ha visto la presenza di molti relatori provenienti anche da fuori regione. Nel pomeriggio si è tenuta la tavola rotonda sul tema “L’importanza del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale, nuovi progetti” alla quale hanno partecipato Emanuele Ciotti, direttore generale Usl Umbria 1, Stefania Proietti, presidente della Regione Umbria, che nel corso dei suo intervento, oltre a ringraziare il dottor Cordellini per la stesura del progetto, ha sottolineato che senza “innovazione non c’è sanità” e Daniela Donetti, direttore Salute e Welfare della Regione Umbria, che ha spiegato che sono in corso di definizione le reti regionali per tutte le maggiori patologie proprio per ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali.

“Ringrazio il dottor Cordellini – ha sottolineato anche il direttore Emanuele Ciotti – per questo progetto che in parte già ci vede capofila ed operativi nelle varie strutture del territorio regionale. La logica di questi percorsi crea valore per i nostri pazienti ed è importante che questo ambito delle ferite difficili sia vicino al territorio, anche in base alle direttive emanate dal Dm 77/2022. Se riusciamo ad offrire un percorso giusto creiamo un’economia di sistema evitando elementi peggiorativi. La nuova sfida sarà quella del teleconsulto, per far sì che siamo tutti vicino al paziente, da far attivare insieme all’intelligenza artificiale, che crea un valore aggiunto”.

A seguire un focus sulla necessità di un modello assistenziale di rete regionale con la partecipazione di Ottavio Alessandro Nicastro, direttore sanitario Usl Umbria 1, Alfredo Notargiacomo, direttore sanitario Usl Umbria 2, e Domenico Montemurro, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni.

L’obiettivo del progetto – il primo in Italia che prevede una rete regionale vulnologica e che in parte è già attivo all’ospedale di Assisi coprendo con sedute settimanali le varie strutture ospedaliere dell’Umbria – è quello di gestire i pazienti con ferite di difficile guarigione secondo le linee di indirizzo del percorso clinico-assistenziale nella rete ospedale-territorio delineato dal documento presentato. La rete vulnologica regionale, così strutturata, vuole evitare il pellegrinaggio degli utenti da un ambulatorio all’altro in cerca della soluzione assistenziale maggiormente adeguata con dispendio di risorse e capitale umano.

Consente la tempestiva presa in carico del pazienteaffianca i familiari per una collaborazione attiva al progetto di presa in carico del paziente a rischio e rappresenta il punto di riferimento in tutti i campi relativi al Wound Care. Il sistema a rete permette di instaurare un linguaggio comune in termini di appropriatezza delle procedure di Wound Care e uniformità dei protocolli terapeutici definiti e condivisi. Lo specialista afferente ad un’azienda sanitaria può, insieme all’equipe di infermieri dedicati alla cura di un paziente portatore di ferite complesse, utilizzare autonomamente gli spazi operatori e i dispositivi/strumentazione/tecnologie dedicate e collaborare con altri specialisti presenti in altra azienda sanitaria.

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