Rosati: “Fatti gravi e scenari preoccupanti”
“Cittadinanzattiva Lazio si costituirà parte civile in relazione allo scandalo emerso in questi giorni sulle persone dializzate.”
A dirlo è Elio Rosati, segretario regionale dell’organizzazione civica.
“In riferimento a quanto è avvenuto e alla ricostruzione dei fatti che emerge dagli organi di stampa, non ci possiamo esimere dal promuovere azioni volte a tutelare i cittadini e i pazienti. Ci sono però alcune questioni che solleviamo e che, grazie al lavoro della magistratura, speriamo possano essere chiarite.
Le questioni oggetto di necessario approfondimento sono legate al tema dei controlli e degli accreditamenti, al tema dei trasporti dei dializzati, alla genesi di questa indagine.
– Rapporto di fiducia.
Pare di capire che tutto nasce da un imprenditore che, non avendo avuto grandi benefici in cambio di dazione di denaro, attiva la polizia giudiziaria. Un secondo imprenditore viene colto con le mani nel sacco insieme al medico indagato e pare che stia dando ampio contributo alle indagini.
Allo stato delle cose non sappiamo se vi siano state segnalazioni e/o denunce da parte di pazienti. Questo è un elemento che colpisce ancora di più in quanto si evidenzia o si può ipotizzare una “dipendenza” totale del paziente dal medico, dalla sua equipe e dai percorsi che vengono proposti.
Tale situazione impone un cambiamento, un riequilibrio, un bilanciamento non solo necessario ma indispensabile per porre rimedio a episodi odiosi che incidono profondamente nel rapporto di fiducia con il servizio sanitario nazionale.
– Più controlli
Ci sono stati negli anni tentativi di riscrivere norme che potevano garantire trasparenza, qualità e efficacia dei servizi di trasporto dei dializzati che rappresentano un’importate voce di spesa nel settore. Anche qui sui controlli va fatto di più e meglio.
Tali tentativi per motivi i più diversi non sono mai andati in porto.
Probabilmente è necessario rimettere al centro dell’azione normativa anche questa voce e farlo rapidamente.
– Gli accreditamenti.
Su poco più di 5.000 dializzati laziali il 32,7% viene trattato in strutture pubbliche a fronte del 67,3% che va nei centri accreditati.
È necessario alla luce di questi numeri procedere con una revisione costante delle strutture accreditate, di un aumento dell’offerta pubblica e di un investimento sulla ricerca che potrebbe, ad esempio, sviluppare terapie che ritardino il più possibile il ricorso alla dialisi.
Alla Regione Lazio, che si è fatta parte attiva, chiediamo la massima celerità nel mettere in pista una road map per il governo dei percorsi, per lavorare insieme nella ricostruzione della fiducia dei cittadini e degli operatori verso la sanità regionale e per garantire servizi altamente professionali e rispondenti alle esigenze dei pazienti.
Restano dubbi e perplessità sulla vicenda in oggetto legate al sistema che sembra aver operato indisturbato per anni, alle eventuali connivenze che non è credibile che tali modalità e numerosità siano frutto di un solo professionista e di qualche imprenditore, a risorse disponibili per episodi corruttivi, sicuramente da dimostrare in sede giudiziaria, ma che se confermati potrebbero rivelare flussi economici rilevantissimi a disposizione di coloro che erano disposti a realizzare guadagni illeciti.
Il senso profondo, oltre allo sdegno, di questa vicenda è di un sentimento di onnipotenza da parte dei soggetti inquisiti e di un ambiente che pare rassegnato a tale modus operandi.
E il danno apportato ad una comunità di operatori sanitari che lavorano in modo egregio sia nel pubblico che nel privato accreditato deve essere tutelato per evitare strumentalizzazioni ideologiche che non fanno giustizia della qualità che esiste, nonostante questi gravissimi fatti, e che va promossa, curata e governata.
Per questo è necessario che tutte le parti sane della nostra società, istituzioni, operatori sanitari, associazioni di pazienti e organizzazioni civiche, insieme creino le condizioni, gli anticorpi e le soluzioni per sostenere concretamente la legalità, la presa in carico e la solidarietà verso chi è più debole, più fragile, più bisognoso.