APPELLO AL GOVERNO MELONI E AL MINISTRO SCHILLACI PER REGOLARIZZARE LA PRATICA NEI LEA. “BASTA SANTONI, SERVE UNA LEGGE NAZIONALE PER SALVARE I BAMBINI. TROPPE POCHE LE REGIONI DOVE TUTTO SI SVOLGE A LIVELLO OSPEDALIERO SOTTO CONTROLLO MEDICO. SUL RECENTE CASO DI TRENTO ATTENDIAMO CHE FACCIA LUCE LA MAGISTRATURA”
ROMA, 10 NOVEMBRE 2025 – L’ultimo caso di Trento, su cui ci auguriamo la magistratura faccia chiarezza, ci impone riflessioni doverose, con la necessità di riproporre ai media le nostre indagini.
ANALISI E DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI: “IL FENOMENO CRESCE, IL SILENZIO ISTITUZIONALE PURE”
Co-mai (Comunità del Mondo Arabo in Italia), AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire esprimono profonda preoccupazione e rinnovano un appello urgente al Governo e al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, per affrontare in modo strutturale il tema delle circoncisioni rituali in Italia.
A nome delle suddette associazioni e movimenti di cui è leader e fondatore, interviene il Presidente Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, giornalista internazionale, divulgatore scientifico ed esperto in salute globale, Direttore dell’AISC_NEWS, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma, docente dell’Università di Tor Vergata, membro della FNSI e dell’Associazione Stampa Romana, iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
“Con Amsi e Co-mai denunciamo da anni questo fenomeno – spiega il Prof. Foad Aodi –. Quando 15 anni fa lanciammo l’allarme, stimammo un 35% di circoncisioni clandestine. Oggi, purtroppo, siamo saliti al 42%. È una ferita alla salute pubblica e alla dignità delle famiglie.”
I DATI: OLTRE 15.000 CIRCONCISIONI L’ANNO, QUASI LA METÀ IN CONDIZIONI ILLEGALI
Secondo le ultime osservazioni di AMSI, ogni anno in Italia vengono richieste circa 15.000 circoncisioni da famiglie musulmane e non, di cui 8.500 eseguite in Italia e 6.500 nei Paesi d’origine durante viaggi o periodi di rientro temporaneo.
Come evidenziato da Aodi, quasi la metà delle operazioni effettuate in Italia avviene ancora in modo clandestino, fuori da strutture sanitarie autorizzate.
“Le famiglie straniere, spesso per motivi economici o burocratici, si rivolgono a sedicenti medici o santoni – aggiunge Aodi –. È un dramma sociale e sanitario che si ripete da anni, e che solo la politica può fermare.”
RUOLO DELLA POLITICA, DEL MINISTERO E DELLA FNOMCEO
Le associazioni chiedono un impegno diretto del Governo Meloni, del Ministro della Salute Orazio Schillaci e del Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli per coordinare a livello nazionale le buone pratiche regionali.
“Il Ministero non può più limitarsi a osservare – dichiara Aodi –. Serve un piano nazionale di prevenzione e una legge quadro che regolarizzi la circoncisione rituale, definisca standard di sicurezza e garantisca accesso gratuito o a basso costo per le famiglie a basso reddito.”
IL QUADRO GIURIDICO E BIOETICO
La circoncisione rituale maschile, a differenza delle mutilazioni genitali femminili, non è un reato nel nostro ordinamento. È riconosciuta come atto medico minore e, se praticata da personale sanitario in strutture idonee, rientra nella libertà religiosa tutelata dall’articolo 19 della Costituzione e dal Comitato Nazionale per la Bioetica.
“Il rispetto delle tradizioni culturali – sottolinea Aodi – deve andare di pari passo con la tutela della salute. È possibile conciliare fede, diritto e medicina, se c’è la volontà politica di farlo.”
LE REGIONI CHE HANNO REGOLARIZZATO LA CIRCONCISIONE RITUALE
Negli ultimi anni numerose Regioni italiane hanno scelto di affrontare con coraggio e pragmatismo la questione della circoncisione rituale, trasformandola da problema sanitario sommerso a percorso di tutela pubblica.
Alcune hanno autorizzato l’atto medico presso le proprie strutture sanitarie, altre lo hanno inserito nei percorsi convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, mentre in altre aree il confronto è ancora aperto.
Molte Regioni – tra cui Marche e Lazio – hanno citato nelle proprie delibere le statistiche e gli appelli di AMSI, Co-mai e Uniti per Unire, integrandoli nelle misure di regolamentazione sanitaria.
“Ringraziamo le Regioni che hanno raccolto il nostro lavoro e invitiamo le altre a completare l’iter – dichiara Aodi –. Servono atti concreti, non promesse: ogni giorno di ritardo espone centinaia di bambini a rischi gravi e irreparabili.”
DIMENSIONE SOCIOCULTURALE E BISOGNI REALI DELLE FAMIGLIE
Secondo AMSI, il 99% delle famiglie musulmane in Italia desidera praticare la circoncisione rituale nei primi mesi di vita del bambino, considerandola un atto di identità culturale e di igiene preventiva.
Nel nostro Paese si stimano oltre 15.000 richieste l’anno, di cui circa 8.500 eseguite in Italia e 6.500 nei Paesi d’origine, spesso durante i periodi di ferie o di rientro temporaneo.
Questi dati evidenziano una domanda sanitaria stabile e strutturale, non un fenomeno marginale o emergenziale.
La mancanza di un quadro nazionale uniforme genera migrazioni sanitarie interne ed esterne, con famiglie costrette a spostarsi per accedere a strutture sicure o per affrontare costi elevati nel settore privato.
L’inserimento della circoncisione rituale nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) garantirebbe un duplice obiettivo:
• assicurare pari accesso e tutela sanitaria indipendentemente dalla condizione economica;
• ridurre il ricorso a pratiche non autorizzate, rafforzando l’integrazione e la fiducia tra istituzioni e comunità straniere.
UN PROBLEMA DI SALUTE PUBBLICA E DI INTEGRAZIONE
Le associazioni ribadiscono che la circoncisione rituale, non obbligatoria in ambito religioso ma diffusa per motivi igienici e culturali, deve essere regolamentata, non criminalizzata.
“In un Paese civile e democratico – spiega Aodi – il diritto alla salute deve valere per tutti, italiani e stranieri. Non possiamo più accettare che per povertà o ignoranza si muoia per un atto chirurgico che, se svolto in ospedale, è sicuro e di routine.”
IL RUOLO DELLA FNOMCEO E DEGLI ORDINI DEI MEDICI
Il Presidente di AMSI e Co-mai richiama la FNOMCeO e gli Ordini dei Medici provinciali a un ruolo attivo nella prevenzione delle pratiche illegali e nella sensibilizzazione delle famiglie.
“Ringraziamo la FNOMCeO e gli Ordini – sottolinea Aodi – per la costante attenzione ai temi della sicurezza delle cure e della salute pubblica. È fondamentale rafforzare la vigilanza contro chi esercita senza titolo e promuovere percorsi di formazione che coinvolgano anche i medici di origine straniera. La collaborazione istituzionale è l’unico modo per difendere i bambini e ridare fiducia alla medicina.”
LE PROPOSTE DI AMSI E UNITI PER UNIRE
1 Inserire la circoncisione rituale nei LEA a livello nazionale.
2 Stabilire tariffe calmierate per permettere a tutte le famiglie di accedere all’intervento in sicurezza.
3 Autorizzare percorsi dedicati presso strutture pubbliche e private convenzionate con il SSN.
4 Coinvolgere pediatri, mediatori culturali e le nostre associazioni nelle campagne di prevenzione.
5 Contrastare le pratiche clandestine attraverso controlli, informazione e formazione sanitaria.
L’ANALISI: “CIRCONCISIONI CLANDESTINE IN AUMENTO PER MOTIVI ECONOMICI E MANCANZA DI STRUTTURE”
“L’aumento delle circoncisioni clandestine – spiega Aodi – è legato soprattutto ai costi troppo elevati delle procedure private, che arrivano anche a 3.000 o 5.000 euro, e alla scarsità di strutture autorizzate sul territorio.
È importante distinguere tra strutture autorizzate e convenzionate: le prime hanno il via libera regionale, ma non sono necessariamente accessibili tramite il Servizio Sanitario Nazionale.
Solo poche Regioni, come la Toscana e le Marche, hanno avviato percorsi regolari e convenzionati.
Chiediamo da oltre quindici anni al Ministero della Salute di intervenire e autorizzare la pratica su tutto il territorio nazionale, per tutelare la salute dei bambini e ridurre le complicanze fisiche e psicologiche, che oggi riguardano fino al 52% dei casi di circoncisione clandestina per mancanza di igiene e competenza.”
AODI: “NO AI SANTONI, SÌ A UN PAESE CHE PROTEGGE I BAMBINI”
“Il nostro appello al Governo Meloni – conclude Aodi – è di regolarizzare la circoncisione rituale, riconoscendo le esigenze di una società ormai globalizzata. In Italia vivono cinque milioni di cittadini stranieri: non possiamo più ignorare il loro diritto alla salute e alla sicurezza sanitaria. Basta santoni, basta ipocrisia: servono strutture, formazione e coraggio politico. Speriamo che non accadano altre morti come già è successo.”