Permessi screening oncologici. Nursing Up: “Bene decreto sicurezza, ma ora misure per prevenzione attiva e monitoraggio”

Le infermiere e le ostetriche risultano tra le categorie più vulnerabili per incidenza di tumori femminili, in particolare al seno e all’apparato riproduttivo.

Roma, 30 ottobre 2025 – Il sindacato Nursing Up valuta positivamente l’introduzione dei permessi retribuiti per gli screening oncologici, prevista dal decreto sulla sicurezza sul lavoro: una misura che avvicina la prevenzione ai luoghi di lavoro e facilita l’accesso alle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale. Tuttavia, per essere davvero efficace e credibile presso cittadini e operatori, la norma deve essere accompagnata da dati, programmi mirati e tutele contrattuali rivolte in modo specifico a infermieri e ostetriche — categorie altamente esposte per ragioni organizzative e di carico di lavoro.

Numeri italiani che chiedono responsabilità
• In Italia le nuove diagnosi di tumore sono stimate in circa 390.000 casi nel 2024 (fonte: Istituto Superiore di Sanità / AIOM).
• Le segnalazioni di malattie professionali registrate dall’INAIL sono cresciute sensibilmente: nel 2024 le denunce complessive di malattie professionali hanno superato le 88.000 con un aumento rispetto all’anno precedente (fonte: INAIL, rapporto 2024).
• La quota di tumori riconducibili a esposizioni lavorative in Italia viene stimata intorno al 4–5% dei casi annuali, ovvero alcune migliaia di nuove diagnosi all’anno imputabili a condizioni di rischio professionale (fonte: valutazioni epidemiologiche nazionali).

Evidenze su turni notturni, stress e rischio oncologico
La comunità scientifica internazionale (IARC / WHO) ha classificato il lavoro con grave perturbazione del ritmo circadiano (turni notturni prolungati) come fattore probabilmente cancerogeno. Grandi studi e meta-analisi internazionali — comprese indagini come la Nurses’ Health Study e ricerche danesi/britanniche — mostrano pericolose associazioni tra lavoro notturno prolungato e aumento del rischio di alcune neoplasie (in particolare tumore della mammella e tumori del tratto gastro-intestinale), con stime di incremento del rischio variabili a seconda dell’intensità e della durata dell’esposizione (range di aumenti osservati nella letteratura: +10% / +30% in funzione degli anni di esposizione e del tipo di analisi). Altri fattori collegati alla professione infermieristica ed ostetrica  sono sovraccarico assistenziale, stress cronico, alterazione del sonno e riduzione delle capacità di recupero — contribuiscono a un quadro di rischio complessivo che merita sorveglianza mirata.

Tumori femminili e professioni sanitarie
Le infermiere e le ostetriche risultano, di conseguenza, tra le categorie più vulnerabili per incidenza di tumori femminili, in particolare al seno e all’apparato riproduttivo. Studi europei e italiani evidenziano come i turni notturni prolungati e la cronica alterazione del ritmo circadiano siano correlati a un aumento del rischio oncologico, con stime di incremento che possono superare il 20% tra chi ha lavorato per più di 15 anni su turnazioni notturne.

Esposizione a sostanze nocive e tossiche
Accanto ai fattori organizzativi, pesa l’esposizione a farmaci antiblastici, disinfettanti e altre sostanze chimiche utilizzate in reparti ad alta complessità, oncologia e sale operatorie. Nonostante i protocolli di sicurezza, la letteratura scientifica continua a segnalare un rischio aggiuntivo di patologie oncologiche e respiratorie per gli operatori sanitari, che richiede monitoraggio mirato e dispositivi di protezione adeguati.

Ecc perché il Nursing Up chiede di più
Il decreto fa bene a mettere al centro gli screening: ma non basta il permesso retribuito se non sono previste misure attive che riducano l’esposizione al rischio e garantiscano l’effettiva partecipazione degli operatori sanitari, in particolare:

  1. Monitoraggio nazionale dedicato: avviare subito una raccolta nazionale di dati  su incidenza/prevalenza di neoplasie tra professionisti sanitari (con disaggregazione per ruolo: infermieri, ostetriche, medici, tecnici), includendo informazioni sui turni, anni di esposizione e reparto di lavoro. 
  2. Priorità per infermieri e ostetriche, quelli tra gli altri più interessati dal fenomeno: prevedere percorsi di screening dedicati e accesso prioritario in orario di servizio per chi svolge turni notturni o opera in reparti ad alta intensità.
  3. Correlazione causa-effetto e tutele: integrare l’attuazione del decreto con protocolli che riconoscano le condizioni di rischio (turnazione prolungata, esposizioni specifiche) ai fini della manutenzione della sorveglianza sanitaria e, dove appropriato, della riconoscibilità come malattia professionale.
  4. Riduzione dell’esposizione al rischio: introdurre vincoli pratici sui turni notturni prolungati, pianificazione del lavoro che garantisca recupero e rotazioni che limitino l’accumulo cronico di esposizione.
  5. Risorse e contrattazione: prevedere risorse destinate nella contrattazione collettiva per coprire i permessi retribuiti, assicurare la sostituzione del personale durante gli screening e finanziare programmi di prevenzione mirati.

Parola chiave: prevenzione attiva, non solo permessi
«I permessi retribuiti sono una misura positiva — dichiara Antonio De Palma, presidente del Nursing Up — ma la prevenzione efficace richiede azione integrata: monitoraggio epidemiologico dedicato, modifiche organizzative per ridurre i rischi derivanti dai turni, risorse per garantire che chi va a fare lo screening non debba perdere retribuzione né caricare colleghi. In assenza di questi elementi, il rischio è che la norma resti uno spot. Nursing Up chiede al Governo, al Ministero della Salute e alle Regioni di tradurre la norma in piani concreti e finanziati entro 90 giorni».

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