Tumore metastatico al seno, Barellini: “Nel 2024 a Livorno 35 casi sui 325 trattati”

LIVORNO, 24 ottobre 2025 – “A Livorno, nel 2024, sono stati trattati 325 casi di tumore alla mammella. Di questi, 35 erano metastatici, ovvero persone che arrivano alla diagnosi quando la malattia è in stato avanzato e per le quali la prospettiva è la cronicizzazione di una patologia dalla quale probabilmente non si riuscirà a guarire. Queste persone, così come le loro famiglie, hanno bisogno di essere seguite e supportate in tutte le fasi della malattia, sia quando avranno una buona qualità di vita, ma soprattutto quando questa andrà a deteriorarsi”. Così Leonardo Barellini, direttore della U.O.C. Chirurgia Oncologica Ricostruttiva della Mammella dell’Azienda USL Toscana nord ovest, è intervenuto nel corso della Quinta Commissione consiliare permanente del Comune di Livorno, presieduta da Cristina Lucetti, convocata alla presenza dell’assessore Andrea Raspanti, per esaminare la mozione presentata dai consiglieri Bianchi, Ferretti, Diop, Midili, Guarnieri, Agostinelli, Benassi, Tomei, Lucetti, Cecchi, Sassetti, Pacini, Aringhieri, La Sala, Terreni, Ricci, Castellani, Danieli e Bertozzi, relativa all’istituzione di una giornata comunale di sensibilizzazione e prevenzione del tumore metastatico al seno.

“In Italia nel 2024 – ha proseguito Barellini – si sono registrate 54mila prime diagnosi di tumore alla mammella: una donna su otto si ammalerà di questa patologia nel corso della vita. Ma importanti sono stati i progressi compiuti nella sopravvivenza a cinque anni, passata dal 78% nel 2003 all’88% nel 2024, pur evidenziando come nel caso delle metastasi la sopravvivenza si attesti al 44%. A Livorno i casi sono gestiti attraverso la Breast Unit, istituita nel 2017, un’équipe multidisciplinare che accompagna le pazienti in tutto il percorso diagnostico e terapeutico. Fondamentale è il ruolo dello screening mammografico, che nel 2023 ha visto aderire il 77% delle donne invitate, uno dei valori più alti della Toscana. La Radiologia Mammografica, diretta da Michela Panconi, è un punto di riferimento di eccellenza per la diagnosi precoce. L’Oncologia Medica, sotto la direzione di Giacomo Allegrini, e il servizio di Radioterapia, guidato da Luciana Lastrucci, partecipano a importanti studi clinici internazionali finalizzati al miglioramento degli esiti di cura. Il “fine vita” viene poi seguito dal servizio di Cure Palliative diretto da Costanza Galli, che nel 2024 ha assistito circa 70 donne con tumore metastatico al seno, di cui 29 in reparto e 40 con cure domiciliari. Tutto questo testimonia un lavoro di squadra continuo e integrato tra le varie strutture sanitarie, dove la collaborazione fra specialisti e l’attenzione alla persona restano il cuore della presa in carico”.

La dottoressa Cinzia Porrà, Direttrice della Zona Livornese dell’Azienda USL Toscana nord ovest, ha evidenziato come la rete territoriale e le Case della Comunità possano giocare un ruolo cruciale nella sensibilizzazione e nella presa in carico delle pazienti. “È necessario – ha spiegato – coinvolgere in modo strutturato i medici di famiglia, i professionisti e le associazioni. La sanità di prossimità può diventare un punto di riferimento anche per la prevenzione, come già accade per i pap test nei consultori”.

La presidente dell’associazione Livorno Donna Salute e Cultura, Maria Rosaria Sponzilli, ha ricordato l’impegno quotidiano dell’associazione nel sostegno alle donne colpite da tumore al seno. “Accoglienza, ascolto e orientamento sono al centro del nostro lavoro – ha detto – insieme ad attività sportive di riabilitazione e a iniziative di sensibilizzazione sulla prevenzione. Collaboriamo con la Breast Unit anche attraverso donazioni, come il recente dermopigmentatore per la ricostruzione non chirurgica del capezzolo”.

Infine, Fabio Cecconi, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Associazione provinciale di Livorno ODV, ha ribadito l’importanza della prevenzione primaria. “Cerchiamo di sensibilizzare la popolazione alla partecipazione agli screening – ha spiegato – e di raggiungere anche le fasce d’età non ancora comprese nei programmi regionali, in particolare le donne tra i 35 e i 45 anni”.

La Commissione ha espresso unanime apprezzamento per la qualità degli interventi e per l’impegno dei professionisti e delle associazioni nel promuovere una cultura della prevenzione e della cura integrata, riconoscendo l’importanza di un percorso condiviso fra istituzioni, sanità e cittadini.

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