Manovra, CIMO-FESMED: «Aumento stipendi medici è precario. Per valorizzare personale sanitario serve contratto speciale»

Il sindacato dei medici: «Il finanziamento dell’aumento dell’indennità di specificità è limitato al 2026 e vincolato al CCNL 2025-2027. Le risorse extracontrattuali sono destinate a sparire quando non mancheranno più medici, lasciando la categoria con un contratto povero»

Roma, 20 ottobre 2025 – La bozza di legge di Bilancio approvata dal Governo prevede, per il 2026 e tenendo in considerazione anche le risorse stanziate lo scorso anno, un aumento dell’indennità di specificità medica pari a circa 230 euro al mese lordi. Al momento, si tratta di soldi vincolati al rinnovo del CCNL 2025-2027, che quindi non compariranno immediatamente in busta paga, come invece aveva chiesto la Federazione CIMO-FESMED. Inoltre, la manovra nulla prevede per gli anni successivi, né interviene sull’indennità di esclusività, come invece circolato nei giorni scorsi. Per il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED si tratta dunque di uno sforzo non sufficiente a convincere i medici a lavorare nel Servizio sanitario nazionale.

«Quelli previsti dalla manovra sono aumenti precari, riferiti ad un solo anno, che nel 2027 quindi potrebbero improvvisamente sparire – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Così come fatto ultimamente con i fondi destinati alle prestazioni aggiuntive, con l’indennità di pronto soccorso e con le risorse destinate ai fondi di posizione e disagio, gli stipendi dei medici vengono aumentati a tempo determinato e non in modo strutturale, e a ogni legge di Bilancio, di anno in anno, dobbiamo sperare che tali finanziamenti vengano confermati. Cosa che immaginiamo avverrà finché mancheranno medici e occorrerà coprire i buchi di organico, ma cosa succederà quando la carenza non ci sarà più e, anzi, avremo formato troppi medici rispetto al necessario? Le risorse extracontrattuali all’improvviso spariranno e ai medici saranno lasciati contratti poveri, i cui incrementi sono ampiamente inferiori al tasso inflattivo».

«Il quadro d’insieme è fin troppo chiaro, e molto preoccupante – continua Quici -. Le mille assunzioni di medici autorizzate sono senz’altro insufficienti a colmare la carenza di personale e ad assorbire i 18mila medici che si sono specializzati tra il 2024 e il 2025 e che intendono lavorare nel SSN; per poter garantire i servizi allora si incentivano i pochi medici rimasti nel SSN a lavorare di più pagandoli un pochino di più, tramite le prestazioni aggiuntive e piccoli aumenti extracontrattuali che saranno garantiti finché serviranno, e poi svaniranno».

«Per valorizzare realmente “le caratteristiche peculiari e specifiche” del personale sanitario, occorrerebbe invece prevedere una sua fuoriuscita dalla funzione pubblica per poter discutere e firmare un contratto con il Ministero della Salute e le Regioni che sia svincolato dai paletti della Pubblica Amministrazione. In tal caso, allora, la volontà del Governo di aumentare gli stipendi del personale sanitario potrebbe tradursi in aumenti contrattuali, e quindi stabili».

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