All’interno della Casa Circondariale di Varese è stato recentemente avviato un progetto volto a offrire una risposta strutturata al problema della violenza di genere e relazionale, attraverso l’attivazione di percorsi trattamentali per imputati e condannati per reati di maltrattamento e stalking.
Realizzato dal CIPM – Centro Italiano per la Promozione della Mediazione – in stretta collaborazione con l’Istituto Penitenziario e con il contributo del PRAP – Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, il progetto risponde alla necessità di applicare le disposizioni normative relative al trattamento degli autori di condotte violente, affrontando una problematica di grande rilevanza sia sul piano della sicurezza sociale che da un punto di vista culturale.
I percorsi si inseriscono nel sistema integrato di interventi territoriali per il contrasto della violenza di genere, al quale il CIPM partecipa attivamente, attraverso il “CUAV CIPM Varese” – un servizio specializzato nella presa in carico di uomini che hanno agito violenza contro le donne o che, sentendosi a rischio, intendono intraprendere un percorso di cambiamento. Le azioni del CUAV, inclusa quella intramuraria che andrà ad integrare e potenziare la progettualità attivata all’interno della Casa Circondariale di Varese, sono parte integrante del Piano di Intervento di ATS Insubria. Quest’ultimo, in linea con le direttive regionali, ha come obiettivo la creazione di una rete permanente ed integrabile di soggetti che operano nella strutturazione dei percorsi di recupero e riabilitazione per uomini autori o potenziali autori di violenza di genere. L’attività trattamentale realizzata all’interno dell’Istituto Penitenziario si affianca quindi a quella territoriale, per creare percorsi di presa in carico e monitoraggio che seguono i soggetti dal contesto detentivo al loro reinserimento, specialmente nei casi a rischio di recidiva.
Le attività, rivolte ai detenuti della Casa Circondariale di Varese, mirano infatti a prevenire la recidiva e la vittimizzazione secondaria, favorendo l’assunzione di una maggiore responsabilizzazione e consapevolezza, e stimolando negli autori una riflessione sulle conseguenze delle proprie azioni. L’obiettivo è integrare la dimensione retributiva della pena con la funzione rieducativa e riparativa, offrendo strumenti che aiutino a riconoscere l’impatto della violenza sulle vittime e sulla collettività.