Allarme LSD in Sardegna con 26 focolai, la Rete IZS in campo: “Vaccinazioni decisive per fermare il virus”

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Studiare i virus e intercettarli, eseguire test diagnostici in maniera tempestiva sull’intero territorio italiano: è il lavoro, quotidiano e instancabile, della Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali Italiani, che conta 10 sedi centrali, più di 90 sezioni territoriali ed esegue oltre 25 milioni di analisi ogni anno.

Non fa eccezione la Lumpy Skin Disease (LSD), o dermatite nodulare contagiosa, che, da circa un mese ha visto l’intera Rete in prima linea, con un ruolo centrale per l’IZS della Sardegna e l’IZS di Teramo, dal 1991 Centro di Referenza per le malattie esotiche degli animali (CESME), impegnata nelle attività di monitoraggio e sorveglianza in sinergia con il Ministero della Salute, le Autorità regionali ed il Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l’Informazione e l’Analisi del Rischio (COVEPI).

Sono 26 i focolai di dermatite nodulare contagiosa confermati in Sardegna oggi. Una malattia virale che colpisce i bovini e che, in poche settimane, ha fatto registrare una rapida diffusione sull’Isola. Il primo caso italiano risale allo scorso 21 giugno in provincia di Nuoro e, poi, un nuovo focolaio in un allevamento in provincia di Mantova, estinto nel giro di pochi giorni mediante l’abbattimento dei bovini.

Si tratta di una patologia che è ben nota a livello internazionale: identificata per la prima volta in Zambia negli anni ’20, la LSD si è poi diffusa in modo endemico in gran parte dell’Africa, per arrivare, negli ultimi anni, anche in Medio Oriente, Asia ed Europa dell’Est. L’Italia, che era rimasta fino a un mese fa indenne, con il primo focolaio sardo e, poi, con quello lombardo, ha perso lo status di Paese “LSD free”. La LSD è classificata come malattia di categoria A nel Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882: una categoria riservata alle patologie che normalmente non si manifestano nell’Unione Europea e che impongono l’adozione immediata di misure di eradicazione.

“La priorità in questa prima fase è stata confinare la malattia”, ha dichiarato Simonetta Cherchi, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna. “E definire rapidamente – insieme alle Autorità regionali, al Ministero e al Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l’Informazione e l’Analisi del Rischio (COVEPI) – la strategia di contrasto all’infezione. Adesso è fondamentale il supporto degli allevatori: nei prossimi giorni inizieranno le vaccinazioni. Vaccinare i capi nel più breve tempo possibile può fare la differenza per contrastare la malattia”.

Il virus si trasmette principalmente attraverso insetti vettori come mosche, zanzare e zecche, e più raramente per contatto diretto tra animali. È presente in particolare nelle lesioni cutanee, croste, noduli, saliva, secrezioni respiratorie, latte e materiale seminale. L’infezione può avvenire anche tramite alimenti e acqua contaminati.

Benché non si trasmetta all’uomo, il virus ha un impatto sanitario ed economico rilevante: causa una riduzione della produzione di latte, aborti, danni alla qualità delle carni e delle pelli, con conseguenze gravi per le aziende. Le misure di contenimento includono blocco delle movimentazioni, vaccinazione e abbattimento dei capi presenti negli stabilimenti sede di focolaio. “Le istituzioni e le autorità stanno lavorando in sinergia per ridurre al minimo gli impatti sanitari ed economici della malattia – prosegue il Direttore Generale dell’Istituto –, adottando tutte le misure previste dalle normative europee. Solo grazie ad una applicazione efficace e tempestiva delle procedure e alla collaborazione degli allevatori, si potranno mitigare gli effetti sugli allevamenti”.

Sin dai primi casi, dunque, il personale dell’IZS della Sardegna, dell’IZS di Teramo e dell’intera Rete è stato operativo per supportare le autorità nelle visite cliniche, nei campionamenti e nella sorveglianza entomologica. I laboratori degli Istituti sono infatti stati autorizzati dal Ministero ad eseguire tutti gli esami per la diagnosi ufficiale, oggi garantita in 24 ore.

“Più che mai in questa situazione, la Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali è una risorsa fondamentale in termini di professionalità, mezzi e strutture. La nostra Rete garantisce una costante attività di sorveglianza e monitoraggio e rappresenta una garanzia per la salute pubblica”, ha concluso la Dott.ssa Cherchi, sottolineando il ruolo strategico della Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali.

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