Saccomanno: “Il privato non è un ripiego ma la salvezza del SSN”. Onesti: “Senza regole chiare sulle tariffe, a rischio migliaia di imprese”. Vivaldi: “Basta demonizzare, servono tavoli tecnici permanenti per un sistema equo”
ROMA 4 LUG 2025 – Con una crescita del 20% in cinque anni dei cittadini che si affidano alla sanità privata accreditata, e oltre 10 miliardi di euro generati dal comparto privato, è evidente che il sistema sanitario italiano oggi non può prescindere dal contributo delle imprese sanitarie indipendenti. A sottolinearlo sono i vertici di AISI – Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, commentando i dati messi in luce dal giudizio di parificazione 2024 della Corte dei Conti, che denuncia un Servizio Sanitario Nazionale al collasso tra liste d’attesa definite “vergognose”, carenze di assistenza territoriale e prevenzione trascurata.
«Non siamo un’alternativa al pubblico, siamo il pilastro che può evitarne il tracollo – dichiara la presidente di AISI, Karin Saccomanno –. La politica deve smettere di vedere il privato come un nemico: investire nel privato significa investire nella salute degli italiani. Le nostre strutture offrono qualità, tempi certi e professionalità, e i cittadini lo sanno: i numeri lo dimostrano».
Nel 2023, il 59% delle prestazioni ambulatoriali erogate in convenzione sono state fornite da strutture private accreditate, con un’espansione costante delle attività e un aumento di oltre il 12% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali in convenzione nell’ultimo triennio. A questo si affianca la crescita della sanità privata pura, scelta direttamente da oltre 20 milioni di italiani ogni anno, che vi ricorrono non più come ripiego, ma come scelta consapevole per accedere a tempi rapidi e cure di qualità.
«Il privato funziona perché è vicino ai bisogni reali delle persone – spiega il direttore generale, Giovanni Onesti –. Ma servono regole chiare e tariffe sostenibili. Le istituzioni non possono continuare a oscillare tra il comprimere le tariffe, affossando le imprese, e lasciar esplodere differenze regionali senza un quadro nazionale. Così si fa il gioco dell’iniquità, non della salute».
La proposta AISI è chiara: aprire tavoli tecnici permanenti tra governo, Regioni e imprese, per una vera programmazione condivisa, dove le tariffe siano eque e dove venga valorizzata la funzione del privato accreditato come parte integrante del sistema.
«La sanità non può dipendere solo dal bilancio – conclude il segretario generale, Fabio Vivaldi –. Il diritto alla salute è un principio costituzionale e il privato deve essere parte della soluzione, l’altra faccia della medaglia, non il bersaglio di polemiche ideologiche. Serve un modello integrato, con regole, qualità e rispetto dei ruoli: le farmacie non sono e non saranno mai ambulatori e il privato non è la stampella di un pubblico in affanno, ma un alleato strategico».
Il quadro: cittadini e privato, un binomio in crescita
I dati confermano una tendenza inarrestabile:
- +20% pazienti in 5 anni nel privato accreditato.
- Oltre 10,6 miliardi di euro di ricavi 2023 dal comparto privato sanitario (Mediobanca).
- 59% delle prestazioni ambulatoriali accreditate erogate da privati (CERGAS Bocconi).
- 20 milioni di italiani si rivolgono annualmente alla sanità privata per scelta e non per ripiego (GIMBE).
AISI chiede ora una svolta politica: regole chiare, tariffe giuste, distinzione netta e definitiva el ruolo tra farmacie e ambulatori nell’interesse dalla salute della collettività, e naturalmente la fine della demonizzazione del privato, per garantire al Paese un sistema sanitario all’altezza delle sfide che ci attendono, soprattutto legate al crescente invecchiamento della popolazione.