REPORT NURSING UP. DE PALMA: “INFERMIERI ITALIANI I PIU’ VECCHI D’EUROPA”

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L’ETÀ MEDIA NEL NOSTRO SSN SUPERA I 56 ANNI (DI CIRCA 52 ANNI E’ QUELLA DEGLI ISCRITTI AGLI ORDINI). 

ROMA 3 LUG 2025 – «In Italia gli infermieri invecchiano, si ammalano e nessuno interviene. La politica di casa nostra da troppo tempo assiste inerme all’aggravarsi di deficit che ricadono direttamente sulla qualità delle cure e che rischiano di trasformarsi in un tunnel buio e senza uscita. 

L’età media del personale infermieristico del Servizio Sanitario Nazionale ha raggiunto i 56,49 anni. Un dato che pesa come un macigno se confrontato con la media europea, che si attesta intorno ai 41,7 anni. La differenza è drammatica: quasi 15 anni in più rispetto ai colleghi europei. E il problema è che nessuno fa nulla».

Abbiamo approfondito, in Europa, supportati da fonti autorevoli, i numeri dell’età media di realtà come Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Paesi Scandinavi, e li abbiamo messi a confronto con il nostro Paese: ebbene emergono dati che denunciano un risultato allarmante.

  • In Germania, l’età media del personale infermieristico è di circa 40,6 anni, e di 41,2 anni nel settore geriatrico.
  • Nel Regno Unito, l’età media degli infermieri iscritti agli ordini professionali è di 43 anni e 10 mesi.
  • In Francia l’età media si attesta tra i 41 e i 43 anni.
  • In Spagna, è di circa 43 anni, con oltre il 53% delle infermiere sotto i 45 anni e solo l’11,8% oltre i 65.
  • Nei Paesi Bassi, l’età media generale degli infermieri è di circa 42 anni, che sale a 44,9 per l’assistenza domiciliare.
  • Nei Paesi nordici, come SveziaNorvegia e Finlandia, i dati oscillano tra i 40 e i 42 anni, con una popolazione infermieristica molto più giovane e distribuita in modo equilibrato.

«Questi numeri – continua De Palma – testimoniano che l’Italia della professione  infermieristica invecchia prima ancora di rigenerarsi. Mentre il resto d’Europa mantiene un’età media tra i 40 e i 43 anni, da noi si superano i 56. E non c’è nessuna strategia di rinnovamento. 

Un numero elevatissimo degli attuali infermieri andrà in pensione entro 15 anni, e intanto le iscrizioni ai corsi di laurea si sono più che dimezzate, passando da 46.281 nel 2004 a 21.250 nel 2023. Le università non riescono nemmeno a coprire i posti disponibili. Il risultato? Una categoria esausta, con prospettive zero. E un SSN che rischia il collasso».

Ma, oltre all’età, pesano in modo crescente anche le condizioni cliniche dei professionisti in servizio. Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità condotta nel 2023:

  • Il 69% degli infermieri italiani è affetto da patologie correlate al lavoro;
  • Oltre il 53% soffre di disturbi muscoloscheletrici, in particolare lombalgie croniche, ernie discali, tendiniti, infiammazioni articolari;
  • Il 17% presenta sintomi di stress cronico da sovraccarico assistenziale;
  • Il 12% ha visto un peggioramento fisico negli ultimi tre anni, spesso con ricorso a cure farmacologiche o fisioterapiche.

«Nei Paesi nordici, dove l’età media è molto più bassa, le patologie muscoloscheletriche colpiscono meno del 30% del personale. Da noi? Più del doppio. È un bollettino di guerra che riguarda sia il fisico che la psiche – attacca De Palma –. E intanto la politica parla d’altro, cerca scorciatoie come l’assistente infermiere e guarda all’estero per coprire i buchi, ignorando i nostri infermieri».

Il Nursing Up chiede un piano straordinario per:

  • il ricambio generazionale,
  • la valorizzazione economica e contrattuale,
  • la prevenzione e il monitoraggio delle malattie professionali.

«Non è più tempo di osservare – conclude De Palma –. Il nostro sistema sanitario si sta svuotando di energie e competenze. Non si costruisce il futuro sulla stanchezza e sulla malattia di chi lavora ogni giorno in prima linea. Non possiamo aspettare che tutto crolli per accorgercene».

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