ULSS Pedemontana. Ospedale San Bassiano: doppia inaugurazione in Radiologia

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Sono stati inaugurati questa mattina un nuovo mammografo con tomosintesi per le biopsie sotto guida 3D e una nuova TAC Cone Beam 3D per le ricostruzioni 3D dell’area maxillo-facciale.

Presente all’inaugurazione l’Assessore regionale alla Sanità e ai Servizio Socio-Sanitari Manuela Lanzarin

Doppia inaugurazione questa mattina presso la Radiologia dell’ospedale San Bassiano, alla presenza dell’Assessore regionale alla Sanità e ai Servizi Socio-Sanitari Manuela Lanzarin: per l’occasione sono stati infatti presentati ufficialmente il nuovo mammografo con tomosintesi 3D e una nuova tac TAC Cone Beam 3D, per un investimento complessivo di oltre 490 mila euro.

«Queste nuove apparecchiature – sottolinea il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza – confermano la vocazione del San Bassiano di ospedale ad altissima tecnologia e in generale l’impegno di questa Direzione a sostenere l’innovazione tecnologica, mettendo a disposizione dei nostri medici, ma soprattutto dei pazienti, le apparecchiature più all’avanguardia. Entrambe queste strumentazioni porteranno dei vantaggi importanti sul piano clinico, in termini di capacità di presa in carico dei pazienti, e allo stesso tempo per entrambe abbiamo studiato anche degli ambienti rinnovati, studiati per essere accoglienti e ridurre lo stress che può genere un esame radiologico, soprattutto in alcune categorie di pazienti. Perché oggi parliamo di altissima tecnologia, ma non dimentichiamo mai che questa in sanità non è mai fine a se stessa: il fine ultimo è sempre il benessere delle persone». 

Nuovo mammografo e biopsie sotto guida 3D

Più in dettaglio, il nuovo mammografo – che è frutto di un investimento di circa 312 mila euro da parte dell’ULSS 7 Pedemontana finanziato al 50% tramite fondi della Regione Veneto -, oltre a garantire immagini di altissima qualità, si caratterizza per uno speciale software in dotazione che consente lo svolgimento delle biopsie sotto guida 3D. A spiegare i benefici di questa metodica è il dott. Calogero Cicero, direttore dell’U.O.C. Radiologia degli ospedali di Bassano e Asiago: «Quando individuiamo delle lesioni sospette alla mammografia, c’è la necessità di arrivare alla diagnosi prelevando un campione di tessuto mediante una biopsia; la nuova apparecchiatura consente di effettuare il prelievo mediante la guida con tomosintesi, che rispetto al sistema 2D  precedentemente in uso, ci permette di seguire il percorso dell’ago fino al nodulo in modo molto più preciso, proprio perché la rappresentazione è tridimensionale. Inoltre questa tecnica ci permette di individuare e raggiungere anche prime microcalcificazioni che hanno un diametro di pochi millimetri, quando l’eventuale patologia oncologica è ancora ad uno stadio molto precoce. Il tutto in modo semi-automatico, perché il medico posiziona il puntatore sull’area di interesse e quindi la macchina orienta l’ago permettendo al Radiologo di raggiungere la lesione con la massima precisione. Infine, questo nuovo mammografo permette di effettuare biopsie con diversi approcci con la paziente seduta oppure in una posizione laterale o semidistesa, agevolando così lo svolgimento del prelievo in base alla sede della lesione o alle condizioni cliniche della Paziente, consentendo così di effettuare biopsie che prima non si potevano eseguire». 

A spiegare i benefici sul piano clinico è il dott. Enrico Di Marzio, direttore dell’U.O.C. Chirurgia Senologica dell’ULSS 7 Pedemontana: «Essere in grado di effettuare una biopsia su lesioni sospette così piccole implica la possibilità di intervenire prima, dunque con un’operazione di piccola entità, in modo più conservativo e con una ripresa post-operatoria più rapida e meno conseguenze in ambito personale, ma anche lavorativo e familiare. E soprattutto, implica una possibilità di guarigione molto elevata».

Un concetto, questo, sottolineato anche dal dott. Franco Bassan, direttore dell’U.O.C. Oncologia dell’ULSS 7 Pedemontana: «Oggi va sottolineato che il tumore al seno presenta un tasso di guarigione molto elevato, che supera il 90% se la diagnosi viene fatta in modo precoce, quando la malattia è ancora al primo stadio. Inoltre, il poter effettuare una biopsia, dunque una diagnosi certa, su lesioni così piccole, consente di definire subito il piano terapeutico più appropriato, senza più rimandare la paziente ad un ulteriore controllo nei mesi successivi, attendendo che la lesione magari aumenti di dimensioni, con tutto ciò che questo può significare sul pian clinico ma anche su quello psicologico per la paziente. Per questo motivo va sottolineato che, nell’ottica del gruppo di lavoro multidisciplinare di Oncologia, che è unico per tutta l’Azienda, questa apparecchiatura potrà essere utilizzata anche per i pazienti dell’Alto vicentino nel caso di situazioni particolarmente complesse o di difficile diagnosi».

L’introduzione del nuovo mammografo con tomosintesi 3D è stata inoltre l’occasione per rinnovare – con un investimento di circa 80 mila euro – anche gli ambienti che ospitato l’attività di diagnostica senologica al San Bassiano, come spiega il dott. Cicero: «Abbiamo completamento rinnovato tutta l’area dedicata alla senologia clinica, creando due ambulatori dedicati, uno per le mammografie e uno per le ecografie, con la possibilità di utilizzare le due sale in maniera indipendente così da ottimizzare il flusso delle Pazienti. Il tutto con una particolare attenzione al confort e all’estetica, perché è importante che le Pazienti svolgano questo esame, che può essere psicologicamente delicato, in un ambiente il più possibile accogliente e rilassante mediante immagini floreali che hanno un effetto calmante e positivo». 

TAC Cone Beam 3D

Sempre nella giornata di oggi è stata inaugurata al San Bassiano anche una nuova TAC Cone Beam 3D, che producendo un fascio di raggi X a forma di cono (da qui la sua denominazione) genera immagini tridimensionali della zona dentale e maxillo-facciale.

«A differenza della tac tradizionale – spiega il dott. Cicero – questa apparecchiatura utilizza dosi di radiazioni molto basse ottenendo allo stesso tempo immagini di altissima risoluzione in pochi secondi. La TAC Cone Beam viene utilizzata per lo studio dell’arcata dentaria e dell’articolazione temporo-mandibolare, del massiccio facciale, del complesso naso-sinusale e anche dell’orecchio. Rispetto alla precedente apparecchiatura 2D, anche in questo caso il salto di qualità è molto significativo sul piano della qualità dell’immagine prodotta, ma molto importante è anche la riduzione delle radiazioni, in particolare per i pazienti più giovani».

La nuova apparecchiatura, del valore di 85 mila euro, sarà utilizzata sia per i pazienti vittime di traumi facciali, sia per quanti devono sottoporsi a impianti dentali complessi o soffrono di malformazioni facciali o ancora presentano patologie del complesso maxillo-facciale e dell’orecchio. 

A evidenziarne i benefici è il dott. Michele Garofolin, direttore dell’U.O.C. Chirurgia Maxillo-Facciale dell’ULSS 7 Pedemontana: «Intanto c’è da dire che l’apparecchiatura è studiata per poter essere utilizzata anche su pazienti in carrozzina, quindi semplifica molto l’esame per questa categoria di utenti. Inoltre, il software in dotazione riesce a correggere automaticamente movimenti fino a 2 cm, restituendo comunque immagini perfette, e anche questo è importante nel caso di pazienti non collaboranti o affetti da tremori. Per il chirurgo che poi deve intervenire, inoltre, la possibilità di ottenere immagini 3D rappresenta un grande vantaggio, perché mostra in modo chiaro tutta la parte anatomica, mentre una rappresentazione 2D può essere fuorviante: vi è quindi una maggiore sicurezza ad esempio nel non avvicinarsi ad una struttura nervosa e ad altri elementi sensibili, o ancora nelle cefalometrie per gli studi di ortodonzia e per implantologia è possibile tenere conto con precisione dello spessore osseo e della larghezza e profondità dei vari elementi anatomici per un posizionamento ottimale degli impianti. Inoltre, nel caso dei traumi facciali si riesce a esaminare e visionare in 3D tutta la testa, come se avessimo il cranio in mano. In definitiva abbiamo la possibilità di curare meglio i pazienti e anche di ampliare ulteriormente l’offerta di prestazioni che possiamo svolgere».

Anche in questo caso, inoltre, una particolare attenzione è stata posta all’accoglienza della sala per gli esami, con immagini studiate in particolare per far sentire a proprio agio i pazienti più piccoli.

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