AMSI-UMEM-AISC-UNITI PER UNIRE: Urge svolta concreta dell’OMS con politiche sanitarie mondiali 

Condividi:

Davanti ai dati allarmanti, pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel rapporto World Health Statistics 2025, l’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), l’Agenzia Mondiale Britannica AISC_NEWS(Informazione Senza Confini) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire rilanciano l’urgenza di un nuovo approccio alla salute globale, basato su giustizia sanitaria, diplomazia internazionale e investimenti strutturali.

Il report OMS registra una perdita di 1,8 anni di aspettativa di vita globale tra il 2019 e il 2021, il peggior dato della storia recente. Inoltre, segnala come il Covid-19 abbia avuto impatti devastanti su longevità, salute mentale e accesso ai servizi sanitari essenziali. In parallelo, si stima che 1,4 miliardi di persone abbiano migliorato la loro qualità di vita nel 2024, ma la copertura sanitaria universale e la protezione dalle emergenze restano gravemente insufficienti.

A lanciare l’allarme è il Prof. Foad Aodi, fondatore di AMSI, presidente di UMEM e direttore dell’Agenzia AISC_NEWS, medico fisiatra e docente all’Università di Tor Vergata, esperto in salute globale, membro del Registro degli Esperti FNOMCeO e per quattro volte consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma.

“I numeri dell’OMS confermano ciò che denunciamo da anni – dichiara Aodi –. La pandemia ha solo accelerato un declino già in corso. Le diseguaglianze sanitarie sono aumentate, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, ma anche nelle periferie sanitarie delle nazioni ricche. 

Le guerre, come avviene in Palestina, Ucraina, Sudan, Iraq, Yemen, Sudan, Siria e nei paesi africani, aggravano la crisi, distruggono ospedali, sfollano medici, bloccano i percorsi di prevenzione. Non possiamo rispondere a una crisi globale con soluzioni locali e lente”.

Analisi del Prof. Foad Aodi sulla salute globale

«Questo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in evidenza una disconnessione fondamentale tra la prevenzione della salute personale e la salute globale», afferma il Prof. Foad Aodi. «Dopo la pandemia, è vero che la prevenzione individuale è migliorata: si fuma meno, si consuma meno alcol, c’è maggiore attenzione all’uso dell’acqua bollita. Tuttavia, questo non si traduce automaticamente in una migliore salute globale», commenta.

«Il problema è che la salute globale resta a rischio per via delle profonde disuguaglianze tra paesi ricchi e poveri e per la carenza gravissima di operatori sanitari», sottolinea Aodi. «Secondo l’OMS, nel 2030 mancheranno oltre 11,1 milioni di operatori sanitari, con quasi il 70% di questo deficit concentrato nelle regioni dell’Africa e del Mediterraneo orientale. Questa situazione mette a rischio i servizi essenziali, la prevenzione e aumenta il pericolo di diffusione di malattie infettive», precisa.

«Un dato che il rapporto non considera sufficientemente è la criticità nei paesi in guerra. Qui la tutela della salute, sia globale che individuale, è messa in pericolo in modo drammatico», spiega Aodi. «Per questo motivo, le statistiche presentate non riflettono pienamente la realtà. Nei paesi ricchi, la prevenzione della salute personale è migliorata, ma nei territori di conflitto la situazione è ben diversa e richiede urgente attenzione», dichiara.

«È quindi necessario aumentare il sostegno internazionale ai paesi poveri, rafforzare i loro servizi sanitari e contrastare la fuga di professionisti della sanità, fenomeno che crea desertificazione sanitaria soprattutto in India, Pakistan, Medio Oriente, Nord Africa e paesi dell’Est Europa», evidenzia il direttore dell’AISC. «Questi flussi migratori sono causati da fattori ambientali, economici e di sicurezza sul lavoro, e aggravano ulteriormente le carenze», aggiunge.

«Per migliorare la salute globale bisogna investire in prevenzione su più fronti: combattere la fuga di professionisti, ridurre l’inquinamento atmosferico e delle acque, contrastare la malnutrizione che ancora oggi provoca milioni di morti», sostiene Aodi.

«Inoltre, un altro allarme riguarda la salute mentale, con un aumento del 36% di ansia e depressione post-pandemia, fenomeno collegato anche all’aumento del 42% di obesità e disturbi alimentari», commenta. «Le patologie reumatiche, ortopediche e delle articolazioni sono cresciute del 33%, mentre l’aumento delle malattie infettive e contagiose è stato del 28%, parallelamente a un aumento del 31% delle malattie dermatologiche, dovute anche a cattiva alimentazione, carenza di vitamina D e indebolimento del sistema immunitario», conclude il Prof. Aodi.

Aodi propone una strategia globale in tre direzioni.

Diplomazia sanitaria internazionale:
“Occorre rilanciare il dialogo fra sistemi sanitari, superando le logiche geopolitiche. I governi devono collaborare per rafforzare la resilienza sanitaria dei paesi più fragili e costruire reti mediche transfrontaliere per le emergenze e le pandemie future”.

Investimenti vincolati alla medicina di base:
“Il calo dell’aspettativa di vita è anche conseguenza dell’abbandono della medicina territoriale. Servono più medici e infermieri nelle periferie urbane, nei villaggi africani e nelle zone di guerra. La previsione OMS di una carenza di 11 milioni di operatori entro il 2030 è un disastro annunciato”.

Educazione alla salute e prevenzione reale:
“La lotta al tabacco, all’alcol, all’inquinamento e alla cattiva alimentazione deve essere accompagnata da un’adeguata educazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nei social. Il futuro passa per la medicina preventiva, non per gli ospedali pieni”.

“Chiediamo che l’Europa, l’Italia e le agenzie internazionali si impegnino in una riforma etica della salute globale, che consideri ogni persona, ogni vita, con pari dignità. Basta tagli ciechi alla cooperazione sanitaria: serve una nuova visione, dove la salute sia diritto e strumento di pace”, conclude Aodi.

Le quattro realtà promotrici del comunicato – AMSI, UMEM, AISC_NEWS e Uniti per Unire – ribadiscono infine il loro impegno per l’inclusione sanitaria, il dialogo interculturale e il rafforzamento delle reti mediche internazionali con professionisti di ogni origine, in Italia e nel mondo.

Notiziario

Archivio Notizie