Presenti servizi sanitari, grande distribuzione, associazioni e volontari
Come ridurre lo spreco alimentare e ridistribuire il cibo in eccedenza? La risposta, che diventa anche la soluzione, è: “fare rete”. Una rete, che deve coinvolgere i servizi delle aziende sanitarie, ma anche la distribuzione organizzata, le associazioni e i volontari. E’ il messaggio finale del corso formativo organizzato nell’Hospitalis Sancti Antoni di Oristano dal Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale della Asl 5 di Oristano, ARES Sardegna e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva. Attorno allo stesso tavolo tecnici della prevenzione, veterinari e altri dirigenti medici dell’azienda sanitaria oristanese, ma anche rappresentanti della distribuzione organizzata, referenti nazionali e regionali del Banco Alimentare e associazioni di volontariato. “Per il nostro Dipartimento è fondamentale la tutela del cibo”, ha esordito Maria Valentina Marras, direttrice del Dipartimento di Prevenzione della Asl 5, che ha aperto i lavori del corso di aggiornamento. “Abbiamo voluto mettere insieme la domanda e l’offerta”, ha aggiunto Francesco Sardu, direttore del Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale dell’azienda sanitaria oristanese, “coinvolgere tutti gli attori in campo per fare sistema e ridurre lo spreco alimentare”.
IN ITALIA
“I dati Istat parlano chiaro”, ha riferito Giuliana Malaguti, responsabile nazionale della comunicazione del Banco Alimentare, “in Italia 5 milioni e 700 mila persone sono povere. E la percentuale relativa allo spreco alimentare lo scorso anno ha superato il 45 per cento, una cifra allarmante. Il 14 per cento di questi 5 milioni e 700 mila cittadini sono minori, 200 mila i bambini sotto i 5 anni. Un fenomeno subdolo, che richiede la creazione di un sistema di alleanze”.
IN SARDEGNA
“Cresce la disponibilità da parte di molte aziende a recuperare prodotti in eccedenza”, ha sottolineato Giorgio Frasconi, presidente regionale del Banco Alimentare, “ma anche esiste una richiesta crescente di aiuto da parte di persone indigenti”.
FARE RETE
Tutti hanno concordato su una proposta, diventata un progetto: “fare rete fra istituzioni e associazioni”. Importante il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione delle aziende sanitarie, “che ha il compito di garantire la sicurezza alimentare in quel tratto di filiera, che va dalla grande distribuzione, da chi dona, alle associazioni caritative”, ha precisato Antonio Sorice, presidente della Società di Medicina Veterinaria Preventiva. Il dottor Sardu ha aggiunto: “Importante anche il ruolo dei veterinari pubblici, spesso visti solo come medici degli animali. Invece il veterinario è un attore principale nella sicurezza alimentare, quindi nella tutela e nel controllo della salute pubblica”. La dottoressa Malaguti ha ribadito: “Oggi in Italia abbiamo bisogno di lavorare in squadra, perché oggi lo spreco alimentare non può più essere tollerato. Ognuno deve mettere a disposizione le proprie competenze e la propria disponibilità”. L’obiettivo è ridistribuire non gli scarti, ma il cibo in eccedenza ancora idoneo ad essere consumato.
CHI RICEVE
Una rete anche per chi riceve questo cibo e lo deve ridistribuire ai meno abbienti. Lo ha precisato don Maurizio Spanu, direttore della Caritas della Diocesi di Oristano: “La disponibilità di questi prodotti ci garantisce la possibilità di fornire un aiuto maggiore a chi si rivolge a noi. Tutto questo ci aiuta a creare un’economia diversa, che provi a superare l’ottica dello spreco”. La sfida è aperta e sono benvenute tutte le persone di buona volontà.