Prevenzione senza Assistenti sanitari: l’Italia corre lentamente e faticosamente

La prevenzione è tornata a essere il cuore pulsante del SSN. Tra tavoli tecnici che si moltiplicano e linee guida, sembra che l’Italia abbia finalmente riscoperto il “coraggio di correre” verso la sanità del futuro. Tuttavia, la realtà è che nei Dipartimenti di prevenzione e sul territorio si “cammina” in direzione opposta: nel nostro Paese mancano i professionisti nati per fare esattamente questo. Stiamo parlando dell’Assistenti sanitario, figura chiave nel settore della prevenzione.

La Commissione di albo nazionale degli Assistenti sanitari della Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP lancia l’allarme: mancano circa 8000 Assistenti sanitari per garantire i Lea legati alla prevenzione e alla promozione della salute dei cittadini. 

I numeri, si sa, non fanno sconti e in questo caso raccontano un fallimento programmatico. Il report di Angelo Mastrillo del 2025 è impietoso: i posti nei corsi di laurea in assistenza sanitaria  annuali sono crollati del –17,8% a livello nazionale (da 611 a 502). Un taglio netto che stride con l’aumento generale registrato per le altre professioni sanitarie (+3,6%). Tuttavia la vera ferita è il divario tra offerta e necessità: a fronte di 502 posti disponibili, le Regioni dichiarano un fabbisogno di circa 880 professionisti. Una carenza stimata al –43%, tra le peggiori in assoluto. In sostanza, sottolinea la Commissione di albo, che l’università ogni anno forma meno della metà degli Assistenti sanitari di cui il Paese avrebbe bisogno.

L’esempio più drammatico arriva dalla Regione Lombardia. Una recente delibera ATS di Milano dello scorso 5 dicembre, fotografa questa paralisi: l’area metropolitana milanese necessita urgentemente di 106 Assistenti sanitari per coprire vuoti e turn-over, ma non ci sono graduatorie da cui attingere. La conseguenza? Gli enti sono costretti a bandire concorsi in forma aggregata, non per innovazione, ma in un tentativo disperato e tardivo di tappare i buchi lasciati da almeno dieci anni di sotto programmazione. La filiera formativa è palesemente disconnessa dai bisogni reali del territorio.

Il paradosso si amplifica leggendo il 59° Rapporto Censis. Il documento ci ricorda, punto per punto, che la prevenzione è efficace solo se si basa su figure di prossimità capaci di costruire fiducia e accompagnare le persone.

  • Vaccinazioni e fiducia: il Censis svela che l’esitazione vaccinale non è solo ideologica, ma dipende dalla distanza fisica e culturale tra cittadini e servizi. Chi dovrebbe colmare questa distanza, mediare nei contesti fragili e comunicare il rischio? Esattamente gli Assistenti sanitari.
  • Welfare e fragilità: il Rapporto descrive un welfare a rischio collasso se non si rafforzano le attività di prevenzione per gli anziani soli, i cittadini stranieri e chi ha un basso livello di istruzione. Ancora una volta, il lavoro di outreach, educazione e sorveglianza epidemiologica è il cuore della professione dimenticata.
  • La medicina di iniziativa: la medicina generale non può essere proattiva senza team territoriali multiprofessionali. E chi è l’anello mancante in questi team? L’Assistente sanitario, essenziale per sostenere screening e campagne di adesione.

L’Assistente sanitario è il professionista del “prima”: quello che intercetta il problema prima che si trasformi in malattia. Eppure è il profilo più dimenticato e meno valorizzato.

Il sistema stesso contribuisce a questo oscuramento:

  1. scarsa attrattività: Il corso di laurea in Assistenza sanitaria è tra i meno attrattivi in Italia, con un rapporto domande/posto di 0,4: l’ultimo tra le 23 professioni sanitarie;
  2. presenza accademica minima: Il settore accademico conta solo 11 docenti appartenenti al profilo professionale su 182 totali attivi nei settori della prevenzione.

Secondo la Commissione di albo nazionale, in Italia si parla di prevenzione, ma si taglia e non si sostiene chi la fa sul campo. Un sistema sanitario che non investe sugli Assistenti sanitari è un sistema che sceglie la malattia anziché la salute; che preferisce rincorrere le emergenze invece di prevenirle; che continua a mettere “toppe” invece di programmare.

Da oltre un secolo, gli Assistenti sanitari sono il patrimonio umano che si occupa di educazione alla salute, epidemiologia e intervento comunitario. Il Paese non può più permettersi di ignorarli, pensando di delegare in modo approssimativo le loro competenze specifiche ad altre figure.

Il monito della Commissione di albo nazionale: «Senza gli Assistenti sanitari, l’Italia della prevenzione, della promozione e dell’educazione alla salute continuerà ad avanzare lentamente e con fatica, inseguendo obiettivi preventivi ed educativi che, senza il loro contributo, non saranno mai pienamente realizzabili».

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