18 PROFESSIONISTI FORMATI PER RAFFORZARE L’ASSISTENZA TERRITORIALE
Il corso ha posto al centro il modello relazionale come fulcro della presa in carico, orientando i professionisti alla prevenzione, alla gestione proattiva della salute, alla precoce individuazione dei bisogni e all’attivazione della rete dei servizi, con l’obiettivo di rafforzare la continuità assistenziale e l’integrazione tra le diverse figure professionali.
Si è svolta ieri, 10 dicembre, nella sala della Direzione strategica dell’Azienda USL della Valle d’Aosta, la cerimonia di conclusione del primo corso regionale per Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC): 18 infermieri dell’Area territoriale hanno ottenuto l’attestato di formazione. Durante l’evento i partecipanti hanno presentato anche i loro project work, frutto di un percorso formativo fortemente orientato alla realtà assistenziale valdostana.
Alla cerimonia erano presenti il Direttore Generale Massimo Uberti, il Direttore Sanitario Mauro Occhi, la Direttrice delle Professioni Sanitarie aziendali Laura Plati e l’Assessore regionale alla Sanità, Salute e Politiche sociali Carlo Marzi, insieme alle responsabili scientifiche della formazione, le infermiere Roberta Oriani e Federica Duò. Presenti anche le tutor del corso, Lorena Nossein, Daniela Orlassino e Beatrice Terroni.
La figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità ha assunto negli anni un ruolo sempre più centrale nelle politiche sanitarie nazionali: dal Patto per la Salute 2019-2021 al decreto-legge 34/2020, dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 alle Linee di indirizzo della Conferenza delle Regioni del 2020, che ne definiscono in modo uniforme profilo, funzioni e standard formativi.
Nel contesto del PNRR e del DM 77/2022, che prevedono un IFeC ogni 3.000 abitanti quale riferimento professionale per l’assistenza territoriale integrata, l’Azienda USL ha avviato un proprio percorso formativo costruito in coerenza con le Linee Guida Agenas. Il corso ha posto al centro il modello relazionale come fulcro della presa in carico, orientando i professionisti alla prevenzione, alla gestione proattiva della salute, alla precoce individuazione dei bisogni e all’attivazione della rete dei servizi, con l’obiettivo di rafforzare la continuità assistenziale e l’integrazione tra le diverse figure professionali.
Attualmente l’Azienda conta nove infermiere in possesso del Master universitario in IFeC ottenuto fuori Regione e, con i 18 nuovi professionisti formati, compie un passo significativo verso il raggiungimento del fabbisogno regionale, stimato in 43 unità. La seconda edizione del corso, che conferma 100 ore di lezione e 100 di tirocinio, prenderà avvio a febbraio 2026 e coinvolgerà ulteriori 18 infermieri dell’Area territoriale.
I project work presentati hanno evidenziato la concretezza delle proposte sviluppate e la loro aderenza alle necessità del territorio: dalla prevenzione della disidratazione nell’anziano nelle RSA a strumenti educativi per l’ipertensione, dalla presa in carico del piede diabetico al miglioramento dell’aderenza terapeutica, fino alla valorizzazione della Casa della Comunità e allo studio di un caso complesso socio-sanitario. Le responsabili scientifiche Roberta Oriani e Federica Duò sottolineano: «Oltre alle competenze cliniche e relazionali, gli infermieri hanno acquisito anche capacità progettuali, elemento chiave del ruolo dell’IFeC».
Nel suo intervento, l’Assessore Carlo Marzi ha evidenziato la portata strategica di questa figura professionale: «Già nella dicitura “Infermiere di Famiglia e di Comunità” c’è tutto ciò di cui il nostro sistema sanitario ha più bisogno: la rete, la vicinanza, la prossimità, la capacità di cogliere i bisogni e di attivarsi prima che diventino problemi. È un modello di sanità che si fonda sull’ascolto e sulla presenza, sull’andare verso le persone, in particolare quelle fragili. L’IFeC permette di portare i servizi dentro la vita quotidiana dei cittadini, rafforzando la prevenzione e migliorando la qualità dell’assistenza territoriale. Questo percorso formativo è un investimento concreto che darà risultati tangibili per la salute della nostra comunità».
La Direttrice delle Professioni Sanitarie, Laura Plati, ha espresso grande soddisfazione per il livello raggiunto dai partecipanti: «Gli infermieri hanno affrontato un percorso impegnativo, dimostrando professionalità, entusiasmo e una reale volontà di crescere. Non si è trattato solo di acquisire nuove competenze, ma di abbracciare un modo diverso di intendere la cura, più vicino alle persone e ai loro contesti di vita. I project work testimoniano la maturità raggiunta: sono concreti, pertinenti, radicati nel territorio. Questo risultato rafforza il nostro impegno per una sanità territoriale moderna, integrata e capace di rispondere ai bisogni emergenti della popolazione».
La conclusione della prima edizione del corso rappresenta un traguardo importante per l’intero sistema sanitario regionale, che grazie a queste nuove competenze potrà rispondere in modo più innovativo, integrato e vicino ai cittadini, in particolare ai più fragili e a coloro che convivono con condizioni di cronicità.