Roma, 28 ottobre – Su un totale di 1766 sinistri denunciati ben 47 (3%) rientrano nella casistica degli eventi avversi gravi legati al trattamento clinico. Sono i cosiddetti never events e cioè incidenti relativi alla sicurezza del paziente che provocano danni seri o la morte, hanno dei costi di gestione nettamente più alti delle spese di prevenzione, provocano traumi agli operatori sanitari e una perdita di fiducia nelle istituzioni coinvolte. Nella maggior parte dei casi (il 66% del campione) riguardano donne, complice anche la maggiore longevità femminile. I più colpiti sono i soggetti tra i 19 e i 65 anni d’età (quasi il 60% degli eventi avversi), seguono i 66-85enni col 34%, mentre gli incidenti che coinvolgono la fascia 0-18 anni si fermano al 4,3% e quelli a danno degli over 86 al 2,1%. Sono alcuni dei dati elaborati da Relyens Italia, gruppo mutualistico europeo di riferimento nei settori dell’assicurazione e della gestione dei rischi in sanità, sulla base dei sinistri monitorati nel 2023. Dati che sono stati pubblicati nell’ambito del dossier europeo inedito ‘Panorama never events in Europa’, prodotto dalla casa madre francese di Relyens.
Il report, nel dettaglio, si focalizza sul tasso d’incidenza di sei tipologie di never events: errore di lato (errato intervento chirurgico, errata procedura o errore nella marcatura del sito chirurgico); corpo estraneo ritenuto dopo un intervento; errore da impianto protesico; ustioni del paziente. Oltre all’errata identificazione del paziente stesso e a una sbagliata terapia farmacologica.
“Dal nostro osservatorio, gli incidenti più gravi riguardano gli errori terapeutici e da impianto protesico che totalizzano, infatti, ciascuno il 32% dei casi – evidenzia Anna Guerrieri, Risk manager director di Relyens in Italia –. Tuttavia, anche gli eventi relativi al materiale estraneo dopo un intervento medico o chirurgico non sono da sottovalutare, con il 28% di sinistri da noi rilevati. Se non ne abbiamo riscontrati di legati a una sbagliata identificazione del paziente, si sono verificati invece errori di lato e ustioni di pazienti (4% per entrambe le tipologie). Ne deriva che la sala operatoria si conferma il luogo a più alta concentrazione di episodi gravi (77%) rispetto ai luoghi di degenza (23%)”. “Una sinistrosità che, è bene ricordarlo – aggiunge Guerrieri –, è prevenibile ed evitabile attraverso misure preventive o di progettazione sistemica di attività di gestione dei rischi”. Anche per poter invertire il trend della gravità degli incidenti che, secondo il dossier Relyens, nel 30% dei casi comportano il decesso del paziente e nel 25% una invalidità permanente.
A livello europeo, su oltre 10mila richieste di rimborso scandagliate da Relyens, sono stati identificati 339 never events, il 3,3%, un dato leggermente superiore a quello italiano. Il 35% di essi è dovuto a dispositivi dimenticati prima della chiusura chirurgica. La chirurgia ortopedica, invece, da sola rappresenta il 32% dei casi, con un elevato rischio di errore relativo a dispositivi, lato o tipo di procedura. Infine, l’84% si verifica durante azioni programmate, in un ambiente presumibilmente sicuro.
“L’attenzione che il ministero della Salute dedica alla prevenzione dei cosiddetti eventi sentinella, di cui fanno parte i never events, insieme alla centralità dedicata alla prevenzione di questi ultimi nel Global Action Plan 2021-2030 dell’Oms, è la riprova di quanto sia indispensabile garantire la sicurezza delle cure. Per il bene dei pazienti, ma anche a tutela del servizio sanitario. Non bisogna infatti trascurare – evidenzia la Risk manager director Relyens Italia – neppure il peso economico degli incidenti: fondi che potrebbero essere investiti appunto in prevenzione”. Sull’Italia, in 35 casi gli indennizzi arrivano fino a un tetto di 250mila euro, in 10 fino alla soglia di 500mila euro, ma possono persino superare il milione di euro. Sul versante europeo l’impatto è altrettanto rilevante: 11,39 milioni di euro nel 2023, ossia 36mila euro in media per evento e fino a 600mila euro nei casi più gravi.
“Serve dunque un modello integrato di gestione del rischio, un forte investimento sulla formazione del personale, una maggiore diffusione della cultura della sicurezza e una più puntuale rilevazione e comunicazione interna delle casistiche. Un ambito nel quale – conclude Guerrieri – compagnie assicurative come la nostra possono dare valore aggiunto e fare la differenza, accompagnando le strutture sanitarie in un percorso di definzione dei rischi, di individuazione delle cause che portano all’errore clinico e, naturalmente, di identificazione delle contromisure da mettere in campo”.