Aodi (AMSI-UMEM): “Europa rischia di perdere lo status polio-free. Nei Paesi poveri e in guerra i bambini pagano prezzo più alto”

In alcune province rurali del mondo, oltre il 30% dei bambini sotto i 5 anni non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Ciò significa che intere generazioni rischiano paralisi permanenti e, nei casi più gravi, la morte per insufficienza respiratoria, che colpisce fino al 10% dei casi paralitici.

ROMA 27 OTT 2025 – A nome di AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea), AISC_NEWS e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, interviene il Presidente Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, giornalista internazionale, divulgatore scientifico ed esperto in salute globale, Direttore dell’AISC_NEWS (Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini), presidente e leader delle suddette associazioni, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma, docente dell’Università di Tor Vergata, membro della FNSI – Federazione Nazionale Stampa Italiana e dell’Associazione Stampa Romana, iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio.

Polio: il virus non è sconfitto, l’Europa è a rischio
“Lo scorso 24 ottobre la sanità globale ha celebrato la Giornata contro la Poliomielite. Ci sono, allora doverose riflessioni da fare. Il poliovirus continua a circolare nel mondo e non possiamo abbassare la guardia. L’Europa, che dal 2002 si dichiarava libera dalla trasmissione endemica, oggi registra nuove allarmanti segnalazioni ambientali. Questo dimostra che lo status ‘polio-free’ non è un trofeo acquisito per sempre, ma una condizione fragile da difendere giorno dopo giorno.
Nel 2024 oltre 450mila neonati europei non hanno ricevuto la vaccinazione, e campioni ambientali hanno confermato la presenza del virus in sei Paesi, con ultimo rilevamento positivo in Germania a settembre 2025. Basta un solo caso clinico per rimettere a rischio milioni di persone”.

Un nemico che colpisce ancora i più fragili
“Se in Europa ancora beneficiamo di coperture vaccinali parziali che hanno evitato casi di paralisi, la situazione è molto più grave in altre regioni del mondo. Nei Paesi a basso reddito, in particolare in Africa subsahariana e in alcune aree dell’Asia meridionale, il poliovirus continua a colpire in modo drammatico. In alcune province rurali, oltre il 30% dei bambini sotto i 5 anni non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Ciò significa che intere generazioni rischiano paralisi permanenti e, nei casi più gravi, la morte per insufficienza respiratoria, che colpisce fino al 10% dei casi paralitici.

Ancora più allarmante è la situazione nei Paesi colpiti da conflitti armati: in Siria, Yemen, Afghanistan e in alcune zone del Sudan e del Sahel, tra il 40 e il 60% delle campagne vaccinali programmate non è stato realizzato a causa della guerra, della distruzione delle strutture sanitarie e delle difficoltà di accesso. In queste aree, la copertura vaccinale scende in media al 72%, con picchi molto più bassi nelle zone rurali e nei campi profughi.

La probabilità che un bambino non vaccinato venga colpito da paralisi o da complicanze gravi può essere fino a 5 volte superiore rispetto ai Paesi stabili con alti livelli di immunizzazione. Ogni interruzione della catena vaccinale diventa quindi non solo un rischio nazionale, ma un pericolo per la comunità globale.”

Il peso dei conflitti e delle disuguaglianze
“Laddove ci sono guerre e crisi umanitarie, la polio ritorna sempre più aggressiva. I bambini rifugiati, gli sfollati interni e le comunità senza accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari diventano i bersagli ideali del virus.
Nei campi profughi di alcune aree dell’Africa e del Medio Oriente, la copertura vaccinale scende sotto il 50%, con una probabilità fino a 5 volte superiore di registrare casi clinici di poliomielite rispetto ai Paesi stabili”.

Un impegno globale per non vanificare 40 anni di progressi
“Nel 1988 oltre 350mila bambini all’anno restavano paralizzati dalla polio. Oggi i casi clinici segnalati a livello mondiale si contano in poche decine: solo 36 dall’inizio del 2025. Ma questo traguardo, che dimostra l’efficacia dei programmi vaccinali, rischia di dissolversi. Basta un virus che riemerge in una comunità non vaccinata per cancellare anni di sacrifici e investimenti sanitari.

Per questo chiediamo di:
– rafforzare immediatamente le campagne vaccinali pediatriche in tutti i Paesi europei, senza eccezioni;
– garantire corridoi sanitari sicuri per le vaccinazioni nelle aree di conflitto;
– sostenere i Paesi più poveri con programmi di cooperazione medica e con la presenza di operatori sanitari qualificati che possano raggiungere i bambini più isolati”.

Il richiamo alla responsabilità
“La polio è un nemico subdolo e invisibile che non conosce confini. Ogni bambino non vaccinato rappresenta un potenziale punto di ripartenza dell’epidemia. Difendere lo status polio-free significa difendere il diritto universale alla salute, senza lasciare indietro nessuno.

È nostro dovere, come comunità internazionale e come professionisti della salute, non vanificare i progressi raggiunti. Perché finché anche un solo bambino sarà esposto al rischio di contrarre la poliomielite, tutti i bambini del mondo resteranno a rischio. Non possiamo permetterci di dimenticare questa lezione”.

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