“Chikungunya: scenari futuri e strategie di prevenzione e controllo” a Bologna il 24 ottobre 2025

In autunno disponibile anche in Italia il primo vaccino ricombinante, a base di VLP (virus-like particles) che può contribuire a proteggere i viaggiatori che si recano in aree a rischio ed aiutare a contenere la diffusione di casi autoctoni come quelli che si sono verificati quest’anno nel Paese

Venerdì 24 ottobre – h17:30 – 18:30 – Bologna – Palazzo dei Congressi ed Ex GAM – P.zza Costituzione, 4/a

Bologna, 24 ottobre 2025 – Controllare, prevenire e monitorare sono gli elementi per una strategia efficace contro il virus chikungunya, trasmesso dalla zanzara del genere Aedes albopictus, nota come zanzara tigre. Negli ultimi anni, anche in Italia si sono verificati diversi focolai. I più recenti sono avvenuti quest’estate in Emilia Romagna (Carpi) e Veneto (Val Policella). Al 7 ottobre, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si contavano 398 casi di infezione diagnosticata[1], in aumento significativo rispetto al 2024 quando si limitavano a 17.

La diffusione crescente del virus, sia in Italia sia a livello globale, è stata al centro delle discussioni durante il Simposio, dal titolo “Chikungunya: scenari futuri e strategie di prevenzione e controllo”, organizzato con il contributo di Bavarian Nordic, tenuto a Bologna il 24 ottobre, nell’ambito del 58° Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). 

Durante l’evento, sono stati esplorati i fattori scatenanti. In primis, vi è il cambiamento climatico che ha portato alla proliferazione del vettore per un tempo maggiore e in aree del mondo differenti rispetto al passato[2]. Dall’inizio del 2025 fino ad agosto, secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), sono stati segnalati circa 317mila casi e 135 decessi correlati in 16 Paesi[3]. È probabile però che le cifre siano più alte, dato che la diagnosi è spesso complessa e la sorveglianza non è sempre adeguata in tutte le regioni del pianeta. A complicare ulteriormente il quadro, c’è la considerazione che i sintomi manifestati sono simili a quelli di altre malattie trasmesse da zanzare, come la dengue e la Zika, rendendo difficile distinguere i casi.

Oltre il 75% delle persone infette da chikungunya sviluppa sintomi, tra cui febbre, eruzione cutanea, affaticamento, mal di testa e, spesso, dolori articolari intensi e debilitanti. In più del 40% dei casi, gli effetti possono diventare cronici. Non esiste un trattamento specifico disponibile. La vaccinazione, insieme all’educazione dei viaggiatori su come evitare le punture di zanzara, sono misure chiave per la prevenzione.

In particolare, la novità per l’Italia è il primo vaccino ricombinante contro la chikungunya, a base VLP (virus-like particles), già approvato negli Stati Uniti, nell’Unione europea e nel Regno Unito, che induce una risposta anticorpale protettiva. Nel nostro Paese, il vaccino è stato approvato dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) a maggio scorso[4] e dal 30 ottobre sarà disponibile sul mercato.

Negli studi clinici, è stata osservata una robusta sierorisposta 21 giorni dopo la vaccinazione (endpoint primario), con un’immunità protettiva che iniziava a svilupparsi già 7 giorni dopo la vaccinazione, mostrando un profilo di sicurezza favorevole. Il VLP è un tipo di vaccino a subunità non infettivo, indicato per soggetti dai 12 anni in su e contiene proteine in grado di imitare il virus senza causare la malattia, garantendo che un’ampia gamma di persone possa trarre beneficio dalla vaccinazione.

“La globalizzazione e il cambiamento climatico stanno favorendo la diffusione delle zanzare Aedes e la diffusione del virus chikungunya che costituisce ormai una problematica di salute globale (riscontrato in oltre 119 nazioni). Questi due fattori agiscono in sinergia: la globalizzazione, attraverso i viaggi (incrementati rispetto ai livelli pre-pandemia COVID-19) e il commercio, hanno facilitato l’introduzione della zanzara e del virus in nuove aree, come l’Europa, mentre il cambiamento climatico ha reso queste regioni più ospitali alla proliferazione del vettore, favorendo la comparsa di epidemie autoctone”, ha affermato Luigi Vezzosi, Dirigente Medico, specialista in Igiene e Medicina Preventiva presso l’ASST di Crema, intervenendo sull’evoluzione del virus.

“Il primo focolaio epidemico di chikungunya in Italia venne identificato nel 2007 in Romagna”, ha ricordato Giovanni Rezza,professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed ex direttore generale della prevenzione al Ministero della Salute, che ha moderato gli interventi. “Dopo 10 anni, nel 2017, chikungunya causò un’epidemia di dimensioni maggiori nel Lazio, con un focolaio secondario in Calabria. Quest’anno, due diversi outbreak sono stati segnalati in Emilia e in Veneto. Globalizzazione e cambiamenti climatici sono importanti determinanti di queste epidemie estive, e l’ampia distribuzione di vettori competenti sul nostro territorio rappresenta un motore essenziale della circolazione di virus esotici nel nostro Paese. La disponibilità di vaccini efficaci può essere di utile ausilio non solo per chi viaggia verso zone endemiche o affette da epidemie, ma anche per contenere eventuali focolai autoctoni nel nostro Paese”.

Sulle attività di contenimento è intervenuta Caterina Rizzo, professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e chirurgia dell’Università di Pisa: “La strategia di contenimento del virus chikungunya in Europa si fonda sull’azione congiunta di sorveglianza rapida sui casi importati, controllo del vettore Aedes albopictus (la cosiddetta zanzara tigre), e costante sensibilizzazione pubblica per prevenire la trasmissione autoctona. Gli studi più recenti confermano che questa zanzara ha completamente colonizzato anche il nostro Paese, aumentando il rischio di insorgenza di casi autoctoni. Pur attuando le corrette misure di prevenzione, evitare le punture di questo insetto non è semplice in quanto è attivo prevalentemente di giorno. L’approvazione del primo vaccino ricombinante contro la Chikungunya rappresenta sicuramente una svolta importante. Questo strumento aggiuntivo fornisce infatti una valida opzione per la protezione di viaggiatori e fasce della popolazione a rischio, integrandosi così con le misure di controllo dei vettori e la sorveglianza epidemiologica”.

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