Oltre ai farmaci e alla cardioversione elettrica, la terapia della fibrillazione atriale include anche l’ablazione transcatetere che si esegue, mediante l’inserimento in anestesia locale, di uno speciale catetere in una vena dell’inguine che viene poi avanzato fino al cuore dove eroga energia a radiofrequenza, in grado di interrompere attraverso il calore generato i segnali elettrici anomali che sono alla base dell’aritmia.
Pur essendo utilizzata da tempo, l’ablazione transcatetere mediante radiofrequenza può, seppur raramente, associarsi a complicanze, oltre ad essere penalizzata da una durata anche di alcune ore. Più recentemente si è resa disponibile una tecnica innovativa di ablazione transcatetere denominata elettroporazione che è in grado di agire in modo più mirato e senza generazione di calore sulle cellule responsabili dell’aritmia, aspetti che comportano sia una maggiore sicurezza che una maggiore rapidità dell’intervento. Le Cardiologie dell’AUSL della Romagna si sono dotate recentemente di tale tecnologia che è stata utilizzata per la prima volta su due pazienti ricoverati presso l’Unità Operativa di Cardiologia di Ravenna, diretta dal dott. Andrea Rubboli. Gli interventi sono stati eseguiti con successo e senza complicanze dai dott. Alessandro Dal Monte e Federico Cecchini dell’equipe di Aritmologia coordinata dalla dott.ssa Maria Selina Argnani e comprendente anche la dott.ssa Federica Giannotti e il dott. Giuseppe Pio Piemontese, in collaborazione con l’equipe di infermieri specializzati coordinati dalla dott.ssa Daria Drudi. In virtù della sua sicurezza e rapidità, è ipotizzabile un uso progressivamente sempre maggiore di questa tecnologia per il trattamento della fibrillazione atriale, un’aritmia molto frequente che interessa l’1-2% della popolazione generale e fino al 10% di quella più anziana.