Esperti di fama mondiale al 7° workshop di oncologia traslazionale, tra cui Robert Nisticò (AIFA), Lillian Siu (AACR), e Anna Mondino (AIRC)
Blandino: “Il tumore è un ecosistema, va colpito nelle sue alleanze”.
Dalla combinazione di farmaci alla biopsia liquida, dagli organoidi all’intelligenza artificiale, la ricerca apre nuove strade per anticipare le metastasi.
Roma, 21 ottobre 2025 – Il cancro non è un insieme di cellule da demolire, ma un ecosistema complesso che si adatta, comunica e impara a difendersi. Occorre rompere l’ecosistema del tumore per vincere la resistenza ai farmaci.
È questa la nuova sfida della ricerca oncologica e il filo conduttore del 7° Workshop di Oncologia Traslazionale, che si è tenuto all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE). Esperti internazionali, tra cui Robert Nisticò, Presidente AIFA, Lillian Siu, Presidente eletto AACR e Anna Mondino, Direttrice Scientifica AIRC, insieme a oncologi, chirurghi e giovani ricercatori provenienti da istituzioni di primo piano, hanno discusso le nuove strategie terapeutiche per colpire non solo la cellula tumorale ma anche le sue “alleanze” con il microambiente, ovvero il suo ecosistema, che la sostiene e ne alimenta la resistenza farmacologica.
Nonostante i progressi straordinari degli ultimi dieci anni, una parte dei pazienti oncologici sviluppa ancora resistenza ai trattamenti, che può essere innata o acquisita nel corso della terapia. Superare questa barriera significa comprendere il tumore come un ecosistema complesso, fatto non solo di cellule cancerose ma anche di fibroblasti, cellule immunitarie e fibre di sostegno che il tumore “addestra” a suo favore. Le nuove terapie stanno proprio andando in questa direzione. Secondo gli esperti le strategie più promettenti combinano farmaci mirati e immunoterapia. La biopsia liquida, eseguita non solo sul sangue ma anche su saliva o urina, consente di monitorare la malattia senza procedure invasive. Nel campo della ricerca, i modelli 3D degli organoidi, intelligenza artificiale e biobanche aprono nuove prospettive terapeutiche per anticipare l’adattamento delle metastasi nelle loro nicchie ecologiche e rendere le terapie sempre più personalizzate.
“Non basta più colpire il cuore del tumore — spiega Giovanni Blandino, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena — bisogna spezzare le alleanze che lo rendono più forte. L’obiettivo è interrompere la rete di complicità biologiche che alimentano la resistenza, ridisegnando le terapie in chiave ecosistemica”.Oggi le strategie cliniche più efficaci puntano su combinazioni di farmaci e immunoterapia, capaci di agire in sinergia per bloccare più vie di fuga del tumore. A queste si aggiunge la biopsia liquida, che consente di intercettare i segnali di resistenza “leggendo” i fluidi biologici del paziente più prossimi al tumore. Non solo il sangue: le nuove tecniche analizzano anche la saliva nei tumori di testa e collo o l’urina in quelli urogenitali, offrendo un quadro più fedele della malattia. È un approccio non invasivo e anche eticamente sostenibile, perché evita di sottoporre i pazienti con metastasi multiple a biopsie solide ripetute su diversi organi.
La ricerca più innovativa guarda invece a ciò che “bolle in pentola”: organoidi, intelligenza artificiale e biobanche. Gli organoidi, piccole repliche tridimensionali del tumore create in laboratorio con le cellule del paziente, permettono di testare diverse combinazioni di farmaci su un “avatar” del tumore, anticipando la risposta clinica e riducendo tempi e tossicità.
Le biobanche rappresentano il cuore pulsante della ricerca traslazionale: raccogliere e conservare frammenti di tumore o metastasi significa poterli studiare anche dopo la progressione della malattia, scoprendo i meccanismi che rendono il cancro così adattabile. E proprio le metastasi sono oggi oggetto di grande attenzione. Sembrano più “semplici” del tumore primario dal punto di vista genetico, ma biologicamente sono più insidiose: cellule nate in un organo, come il seno, riescono a sopravvivere e crescere in ambienti completamente diversi, come l’osso o il cervello. È una capacità di adattamento straordinaria, e spietata, che la ricerca cerca di decifrare per anticiparla e bloccarla.Il valore della ricerca traslazionale è proprio questo: far dialogare quotidianamente laboratori e corsie. Nei reparti dell’Istituto Regina Elena, i ricercatori lavorano fianco a fianco con i clinici, osservano i casi, raccolgono campioni e poi tornano in laboratorio per cercare risposte concrete ai problemi reali dei pazienti. È un circolo virtuoso che trasforma ogni esperienza clinica in conoscenza e ogni scoperta in potenziale cura.
Accanto ai grandi nomi della scienza, il workshop ha dato spazio ai giovani ricercatori, protagonisti di una sessione interamente dedicata alle nuove generazioni. “È da loro che verranno le prossime scoperte – dichiara Livio De Angelis, direttore generale IFO. – Il futuro della ricerca oncologica dipende dalla capacità di integrare competenze, tecnologia e passione per il paziente. La nostra mission unisce scienza e clinica con un unico obiettivo: prendersi cura della persona nella sua completezza, non solo dell’organo ammalato.”
“La resistenza ai farmaci- conclude Giovanni Blandino – non è un muro invalicabile: è una sfida che possiamo e dobbiamo vincere”.
Questo workshop, giunto alla sua settima edizione, ha offerto un’occasione di confronto tra la comunità scientifica nazionale ed internazionale, il mondo imprenditoriale e le Istituzioni.