Gli Ortottisti compiono 70 anni: un pilastro della salute visiva moderna

Settanta anni fa, con il DPR del 21 settembre 1955, nasceva ufficialmente la figura dell’Ortottista. Una delle 31 professioni sanitarie riconosciute dallo Stato italiano. Il primo corso universitario italiano in ortottica ha aperto i battenti presso l’Università degli Studi di Milano; da allora la professione ha percorso un cammino costante di crescita, seguendo tutte le riforme del sistema universitario, mantenendo una solida identità sia dal punto di vista clinico, che scientifico.

«La professione dell’Ortottista è in continua evoluzione. Per rispondere ai nuovi bisogni di salute della popolazione integra le nuove tecnologie alle solide competenze – spiega la Commissione di albo nazionale degli Ortottisti della FNO TSRM e PSTRP -. Il nostro impegno è trasversale, va dalla prevenzione alla riabilitazione, ed è visibile fino alla diagnostica».

Nel corso degli anni, accanto agli ambiti tradizionali, le attività dell’Ortottista si sono arricchite di nuove responsabilità: essi contribuiranno ai procedimenti di valutazione di base per la certificazione della disabilità, alle valutazioni multidimensionali per i progetti di vita introdotte dal DLgs 62/2024, alla partecipazione alla ricerca genetica in campo oftalmologico per la diagnosi precoce e lo sviluppo di trattamenti innovativi, fino ad avere un ruolo importante nelle Case di comunità. Qui, oltre all’uso appropriato di strumenti come retinografo e OCT previsti nei requisiti di base, gli Ortottisti diventano protagonisti della prevenzione visiva di iniziativa, essendo parte attiva di screening che la normativa oggi considera facoltativi, ma che dovrebbero diventare inderogabili, sia per tutelare la salute visiva delle persone, sia per ridurre i costi sanitari e sociali legati alla mancata prevenzione.

Le statistiche più recenti confermano la forza occupazionale della professione: solo il 4,9% dei laureati in Ortottica risulta non occupato entro un anno dal conseguimento del titolo.  Un dato che colloca gli Ortottisti tra le professioni sanitarie con la più alta offerta nel mercato del lavoro, soprattutto nel settore privato, mentre il pubblico fatica ancora a valorizzarne appieno le competenze, anche a causa della prevalenza di contratti a tempo o precari.

La Commissione di albo nazionale degli Ortottisti richiama l’attenzione anche sul tema dell’attrattività dei corsi di laurea. «È ormai desueto parlare di rapporto domande/posti messi a bando per l’accesso ai corsi di laurea delle professioni sanitarie visto che i posti dei corsi di laurea si coprono solo successivamente all’iscrizione, con quanti restano nel corso e non abbandonano. Ridurre la scelta a poche settimane tra luglio e settembre non è più sufficiente. Gli assi su cui agire per rendere i nostri corsi di laurea più attrattivi sono: rendere visibile il percorso  universitario già in primavera, abbattere i costi dell’iscrizione universitaria e agevolare gli studenti con tirocini formativi vicino alla propria residenza, con l’obiettivo di far crescere le professioni e i professionisti, a garanzia di un Servizio sanitario nazionale, equo, solidale e sostenibile».

In questi 70 anni, gli Ortottisti hanno saputo preservare la propria specificità e lavorare in chiave multidisciplinare, contribuendo a campagne di prevenzione visiva, collaborando con altre figure sanitarie. 

«Con orgoglio – osservano dalla Commissione di albo – celebriamo il 70° anniversario della professione di Ortottista. Il nostro agire punta alla qualità della visione in tutte le fasce di età: dal neonato e bambino durante le fasi di apprendimento, fino all’anziano che va messo in condizioni di leggere, riconoscere e camminare evitando gli ostacoli e quindi le cadute, e allontanare il decadimento cognitivo. Ortottica significa occhio dritto, e a valutare lo stato motorio e sensoriale della visione è proprio l’Ortottista, che per farlo condivide con altre professioni, l’optometria, ovvero la misurazione della vista». Gli Ortottisti italiani, con i loro 70 anni, riaffermano il loro contributo all’interno del Sistema Salute. 

«Questo per noi è un traguardo straordinario – conclude la Commissione di albo nazionale – , ma è riduttivo etichettarla solo come una ricorrenza; auspichiamo, anzi, che questa occasione possa dare una spinta propulsiva per garantire competenze all’avanguardia e sempre più avanzate, finalizzata cioè a migliorare la qualità nei servizi per la salute visiva, verso un futuro in cui la vista possa essere davvero un bene da tutelare».

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