Roma, 10 settembre 2025. Le quattro principali sigle sindacali dell’area convenzionata (FIMMG, FIMP, FMT, SUMAI) e l’Associazione nazionale dentisti italiani (ANDI) si riuniranno domani, giovedì 11 settembre, per chiedere con forza un cambio di passo alle Regioni sul tema degli Atti di Indirizzo per la medicina convenzionata e reali impegni al fine di impedire in ambito odontoiatrico la separazione tra la prestazione clinica e la gestione amministrativa e imprenditoriale che è tipica delle catene commerciali. Alla Sala Leonardo del Centro Convegni “Villa Palestro” (via Palestro 24, Roma) i presidenti e i segretari nazionali delle organizzazioni sindacali coinvolte discuteranno, insieme alle segreterie e direzioni nazionali, delle possibili iniziative che saranno messe in campo in caso del protrarsi di questo inaccettabile e ingiustificato ritardo.
«Apprezziamo lo sforzo del Governo e l’intenzione, annunciata dal ministro Orazio Schillaci, di incrementare di 6 miliardi il Fondo sanitario con la nuova Legge di Bilancio – dichiarano dall’intersindacale –. Tuttavia, se le risorse stanziate vengono ripartite nei Fondi Sanitari Regionali ma non trovano poi concreta definizione negli Atti di Indirizzo, per i medici la situazione resta immutata: tutto ciò che il Governo Meloni ha investito dal 2022 ad oggi non si è tradotto in alcun beneficio, poiché i contratti sono fermi al 2021. È evidente che il dibattito sulla sufficienza o meno delle somme stanziate sia importante e che ulteriori investimenti nelle prossime Leggi di Bilancio siano benvenuti. Ma se le Regioni continueranno a non adempiere al proprio dovere di emanare gli Atti di Indirizzo, queste risorse non arriveranno mai a destinazione e la categoria non vedrà i risultati dell’impegno del Governo. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è che sempre più medici – soprattutto i più giovani – scelgono di andare all’estero o di lavorare nel privato».
La richiesta è insomma quella di arrivare in tempi brevissimi all’emanazione degli Atti di Indirizzo per il triennio 2022-2024, e, in parallelo, di allineare subito i contratti al 2025, presentando immediatamente alla firma il primo provvedimento e definendo contestualmente l’indirizzo per il periodo successivo. Il tema – naturalmente – coinvolge anche la Dirigenza Medica, alla quale va la solidarietà dell’intersindacale.
E, se per un verso, si leva forte l’appello al ministero della Salute di fare pressing sulle Regioni per arrivare velocemente al risultato, perentorio è il richiamo al Comitato di Settore e alla Commissione Salute delle Regioni affinché questi nodi si sciolgano ad horas. All’orizzonte, in assenza di risposte concrete, si prospetta un autunno molto caldo, anche in vista dei prossimi congressi nazionali delle diverse organizzazioni sindacali, che di certo saranno occasioni di confronto serrato e dai quali potrebbero arrivare mozioni molto dure.
A queste motivazioni si aggiunge, a supporto dei medici liberi professionisti convenzionati, l’ANDI che denuncia che accanto al modello erogativo privato dello studio mono professionale o associato o delle Società tra professionisti (STP), si è affermato un altro modello rappresentato dalle catene commerciali dove la cura viene spesso affidata a giovani professionisti e con un alto indice di rotazione, sì da rendere difficile la continuità assistenziale e la rendicontazioni in caso di contenzioso che oltretutto sta aumentando in questo ambito.
«Se non si interviene subito – concludono dall’intersindacale – e non si affrontano questi temi con i professionisti sia in ambito contrattuale che in quello legislativo, la manifestazione congiunta dell’11 settembre rischia di rappresentare scenari futuri con lo spettro di un “Ground Zero” della sanità italiana. Un buco di assistenza sia nel pubblico convenzionato che nel privato svolto dagli odontoiatri italiani la cui componente professionale e assistenziale non è commercializzabile».