“Se pensi di avere un infarto, chiama il 112”. È questo il messaggio chiaro e diretto che l’Azienda USL Toscana nord ovest rivolge alla popolazione per contrastare un comportamento ancora troppo diffuso: recarsi autonomamente al pronto soccorso in presenza di sintomi riconducibili a un attacco cardiaco.
In caso di sospetto infarto, infatti, non bisogna chiamare il medico di famiglia, né recarsi in ospedale con mezzi propri, anche se accompagnati. Ogni minuto è prezioso e può fare la differenza tra la vita e la morte. L’unica azione corretta è chiamare immediatamente il 112, attivando così il sistema di emergenza sanitaria territoriale.
L’ASL dallo scorso aprile ha lanciato la campagna “120 minuti, chiama il 112”, proprio con l’obiettivo di far conoscere i sintomi dell’infarto, far comprendere l’importanza di intervenire il prima possibile e l’importanza di attivare sempre il 112. Ora a prendere la parola sono anche i cardiologi dell’Asl.
«Il dolore toracico può essere il segnale di un infarto miocardico acuto» dice Francesco Maria Bovenzi, direttore della cardiologia dell’ospedale di Lucca e della rete cardiologica dell’ASL Toscana nord ovest. «Si tratta di un evento drammatico, talvolta subdolo, che ancora oggi presenta un’elevata mortalità, nonostante i grandi progressi nella diagnosi e nella cura. È una vera e propria sfida per la sanità pubblica, perché in questi casi il fattore tempo è determinante».
«Intervenire tempestivamente significa salvare il cuore e aumentare in modo significativo le possibilità di sopravvivenza – prosegue Bovenzi– perché quando un’arteria coronaria si occlude, il muscolo cardiaco inizia a soffrire e, se non si agisce in fretta, può andare incontro a una distruzione irreversibile. Questo comporta complicanze gravi, a volte fatali. Prima si interviene, prima si riapre l’arteria ostruita, migliori saranno gli esiti, sia nell’immediato che nel lungo termine. Basti pensare che ogni mezz’ora di ritardo aumenta la mortalità del 7% nell’arco di un anno».
«I sintomi dell’infarto – spiega Bovenzi – sono spesso riconoscibili: un dolore al centro del petto, definito retrosternale, con caratteristiche costrittive o oppressive, come un peso che schiaccia. Questo dolore può irradiarsi alla mandibola, all’epigastrio, alla schiena o alle braccia, in particolare al braccio sinistro. Sono segnali che i cittadini conoscono e che non devono mai essere sottovalutati. Una diagnosi precoce di infarto e un trattamento rapido sono decisivi per salvare una vita. In pratica, nessun dolore toracico persistente ha un livello così basso di rischio da non giustificare l’avvio di approfondimenti clinici».
«Quando si avverte un dolore toracico di nuova insorgenza – aggiunge Bovenzi – che dura più di 5-10 minuti, la prima cosa da fare è chiamare il 112. È l’unico numero in grado di attivare immediatamente il percorso corretto per salvare una vita. Non bisogna perdere tempo prezioso recandosi autonomamente al pronto soccorso: ogni minuto conta».
«Esistono anche casi in cui è più difficile riconoscere i sintomi dell’infarto – specifica Maria Laura Canale, direttrice della cardiologia dell’ospedale Versilia – soprattutto nelle donne. Questo perché la sintomatologia dell’infarto miocardio acuto nel sesso femminile è un po’ più sfumata, un po’ più difficile da percepire. C’è poi una diffusa convinzione che l’infarto sia una patologia riferita soprattutto al sesso maschile e quindi il rischio per una donna è di sottovalutarne i sintomi. Invece, quando si ha un dolore che non ha cause certe, compreso tra mandibola e ombelico, prima si interviene meglio è! Nel dubbio è sempre meglio chiamare il 112″.