Concluso il 12° workshop nazionale CISAI: casi di HIV in aumento con ritorno a dati pre-Covid

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Gli esperti: “Diagnosi tardive. Servono maggior prevenzione e più accessibilità ai test”

Milano, 20 giugno 2025 – Si è concluso questo pomeriggio al Duo Milan Porta Nuova di Milano il 12° Workshop nazionale CISAI (Coordinamento Italiano per lo studio dell’allergia in infezione da HIV) dal titolo “Tollerabilità dei farmaci antinfettivi e comorbilità associate all’infezione da HIV”.

L’evento, che ha richiamato nel capoluogo lombardo studiosi ed esperti provenienti da ogni parte d’Italia, è stato un momento importante per fare il punto sulle modalità più avanzate nella gestione e nella cura dell’infezione del virus in base alle nuove terapie e a esigenze cliniche sempre più complesse.

La due giorni di lavori è stata anche l’occasione per rendere noti i dati sulla diffusione dell’HIV con numeri in crescita progressiva che segnano un ritorno al pre-Covid. In Italia, le persone che convivono con l’infezione sono 140.000. Roma, Milano e Bologna le città con maggiore incidenza. Nel 2023 sono state segnalate 2.349 nuove diagnosi. La Lombardia è la regione dove si registrano 491 casi, pari a un quinto di quelli nazionali. Dalle rilevazioni per fasce d’età emerge che a essere più colpiti sono i soggetti tra i 40 e i 49 anni. La causa della trasmissione del virus è quasi esclusivamente quella sessuale: nell’ordine, maschi che fanno sesso con maschi (38,6%), maschi eterosessuali (26,6%) e femmine eterosessuali (21,1%). Un altro aspetto rilevante è quello che riguarda il fenomeno delle diagnosi tardive: l’infezione viene rilevata quando il virus è già in fase avanzata con persone che effettuano il test e si scoprono positive in presenza di sintomi o patologie correlate all’HIV o di comportamenti sessuali a rischio. Da qui l’appello ad implementare le attività di prevenzione dirette a tutte le fasce d’età e agevolare l’accesso ai test. Diagnosi precoci e più puntali consentono massima efficacia alle terapie antiretrovirali che, come evidenziato nel corso dell’evento, sono sempre più innovative in alcuni casi con caratteristiche long acting.

“I dati più recenti sull’HIV/AIDS in Italia, aggiornati al 31 dicembre 2023, mostrano un aumento progressivo delle nuove diagnosi di infezione da HIV dal 2020 in poi, con 2.349 nuovi casi nel 2023 – afferma il prof. Paolo Bonfanti, direttore delle Malattie Infettive della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza e professore presso l’Università Milano-Bicocca -. Allo stesso modo, le nuove diagnosi di AIDS sono aumentate a 532 casi nel 2023, un incremento marcato rispetto al 2022 e al 2020. È particolarmente preoccupante che due terzi degli eterosessuali e oltre la metà dei maschi omosessuali siano diagnosticati tardivamente, una quota in continuo aumento dal 2015. Questo sottolinea l’urgenza di estendere capillarmente la promozione del test HIV per individuare precocemente le infezioni e migliorare la presa in carico”.

“L’analisi approfondita dei dati del 2023 – commenta il prof. Antonio Di Biagio, professore associato di Malattie infettive presso l’Università di Genova, medico infettivologo della Clinica Malattie Infettive IRCCS AOU San Martino-IST di Genova – rivela che l’aumento delle nuove diagnosi HIV dopo il 2020 ha interessato maggiormente la fascia di età 40-49 anni. La trasmissione sessuale rimane la modalità predominante, rappresentando l’86,3% di tutte le segnalazioni, con il 47,7% dei casi attribuibili a rapporti eterosessuali (26,6% maschi, 21,1% femmine) e il 38,6% a maschi che fanno sesso con maschi. Questo incremento post-2020 potrebbe riflettere un recupero delle diagnosi mancate durante la pandemia di COVID-19, che ha influito sui servizi per l’HIV. È fondamentale continuare a monitorare l’epidemia e promuovere il test anche nelle persone di età più avanzata con una bassa percezione del rischio”.

Un focus interessante del workshop, a cui hanno partecipato anche giovani clinici e ricercatori, ha riguardato la gestione dell’invecchiamento dei pazienti affetti da HIV con numerosi interventi che hanno visto la “connessione” con diversi settori della medicina come diabetologia, cardiologia, psichiatria, oncologia. Altro aspetto messo in luce è stato quello dedicato all’appropriatezza delle terapie antibiotiche in base alle più recenti innovazioni farmacologiche e scientifiche così da promuovere un approccio sempre più personalizzato, mirato ed efficace.

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