Nursing Up. Turni notturni prolungati accelerano l’invecchiamento: dati choc sugli infermieri

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Turni notturni, riposi mancati, pronta disponibilità usata come copertura ordinaria: il sistema sanitario consuma i suoi infermieri. Anzi li logora nel profondo!

Infermieri italiani, da Nord a Sud, costretti a due, addirittura anche tre notti consecutive di lavoro, con riposi solo sulla carta e rientri rapidi in reparto. Il risultato? Invecchiamento precoce, errori, abbandono della professione. La carenza strutturale ha superato le 175mila unità, ma lo Stato resta in silenzio.

Studi scientifici confermano: turni notturni prolungati riducono l’aspettativa di vita sana e anticipano l’età biologica fino a 9 anni.
Il Karolinska Institutet e il Nurses’ Health Study lo certificano. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il lavoro notturno come “probabilmente cancerogeno”: significa che chi lavora regolarmente di notte potrebbe avere un rischio maggiore di sviluppare tumori, a causa dello sfasamento del ritmo sonno-veglia e della riduzione della melatonina, un ormone che protegge l’organismo.

La legge consente i turni notturni consecutivi, ma non li rende umani.
Anche quando le 11 ore di riposo sono rispettate formalmente, di fatto spesso si dorme solo 2-3 ore. In queste precarie condizioni psicofisiche si torna in reparto o si è reperibili per coprire altre assenze.

Pronta disponibilità: da misura eccezionale a routine abusata.
Fino a 15 turni mensili per singoli operatori nel 2023, contro i 7 previsti dal contratto. Il tutto per 20 euro lordi a turno.

Pronto soccorso oltre i limiti OMS: fino a 13 pazienti per infermiere.
Il massimo indicato dall’OMS è 6. Nei principali PS italiani si va ben oltre, con un rischio clinico altissimo.

Antonio De Palma, presidente Nursing Up:
«I nostri infermieri vengono spremuti come limoni giorno e notte. Diciamo basta con lo sfruttamento: chiediamo assunzioni, rispetto dei contratti, ritmi sostenibili e retribuzioni dignitose.»

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