Con l’approvazione al Senato dell’articolo 13 del DDL Prestazioni Sanitarie, il Nursing Up esprime forte preoccupazione per una misura che potrebbe incidere in modo significativo sulla partecipazione democratica all’interno degli Ordini delle professioni sanitarie.
Il provvedimento, per come è stato descritto nelle prime ricostruzioni, prevedrebbe l’approvazione diretta dei bilanci e delle quote annuali da parte dei Consigli Direttivi, senza più il passaggio attraverso l’assemblea degli iscritti. Una trasformazione che pone interrogativi sul futuro del ruolo partecipativo delle professioni all’interno degli organismi che le rappresentano.
Una categoria stremata, ora anche disconnessa dai processi decisionali?
Gli infermieri, le ostetriche e gli altri professionisti sanitari sono da tempo sottoposti a carichi e responsabilità crescenti, in un contesto segnato da carenze strutturali e logistiche. Privare questi lavoratori di un canale di partecipazione attiva alle scelte che li riguardano anche sul piano economico – e simbolico – appare quanto meno inopportuno.
“In un momento così delicato per la tenuta della sanità pubblica – dichiara il Nursing Up – vedere ridotto lo spazio di confronto significa aumentare la distanza tra istituzioni e chi ogni giorno garantisce l’assistenza ai cittadini.”
Un segnale negativo da non sottovalutare
Sebbene la norma venga presentata come misura di semplificazione gestionale, le implicazioni sulla rappresentanza e sulla trasparenza appaiono tutt’altro che marginali.
Il rischio, secondo il Nursing Up, è che l’assenza di condivisione possa tradursi in scelte scollegate dalle priorità reali degli iscritti, compromettendo il legame di fiducia tra i professionisti e gli enti ordinistici.
“Nessuno può considerare i professionisti sanitari semplici numeri in bilancio. Sono persone competenti, consapevoli, che devono poter contribuire attivamente alle decisioni che definiscono il presente e il futuro delle istituzioni di vertice, che li rappresentano”, conclude il Nursing Up.