AMSI-UMEM-AISC-UNITI PER UNIRE lanciano Manifesto per tutela Salute Globale. Mancano 1,4 milioni di medici e infermieri in Europa

Condividi:

Prof. Foad Aodi: “Senza investimenti e cooperazione internazionale per sostenere i paesi poveri, l’emergenza sanitaria diventerà insostenibile. Il rischio clinico cresce con la carenza di personale: ogni paziente in più per infermiere aumenta la mortalità del 7%.”

Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Umem (Unione medica euromediterranea), AISC (Agenzia britannica mondiale informazione senza confini) e il Movimento internazionale Uniti per Unire, attraverso la voce del Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale ed esperto in salute globale dall’inizio della Pandemia – direttore di AISC, nonché membro del registro esperti Fnomceo, quattro volte consigliere dell’Omceo di Roma e docente all’Università di Tor Vergata, accanto ai rispettivi direttivi, esprimono forte preoccupazione per il futuro della sanità mondiale.

Aodi, che grazie anche al supporto di Radio Co-mai Internazionale e dei suoi rappresentanti in oltre 120 paesi e del mondo, nonché del canale Aisc News, è il medico di origine araba e italiana più presente sulle televisioni dei paesi del Golfo, paesi arabi in Africa dal 2000. Nel commentare tutte le questioni della salute globale, immigrazione e politica sanitaria e le patologie più emergenti con consigli e raccomandazioni e proposte, è presente tutti i giorni su Tv Satellitari e giornali internazionali.

Nel suo intervento Aodi denuncia apertamente che il crescente deficit di personale, i deserti sanitari internazionali, la fuga dei professionisti della sanità e l’invecchiamento della forza lavoro minacciano la tenuta dei sistemi sanitari.

Un’emergenza sanitaria senza precedenti 

Secondo le nostre stime, in Europa mancano attualmente 1,4 milioni di operatori sanitari – medici, infermieri, fisioterapisti, farmacisti, psicologi e ostetriche – con un deficit che potrebbe raggiungere i 4,3 milioni entro il 2030 senza interventi strategici.

Nei paesi in via di sviluppo, il quadro è ancora più drammatico: la disponibilità di personale sanitario è inferiore del 50% rispetto agli standard internazionali. In Africa subsahariana, ad esempio, in alcune regioni c’è meno di 1 medico o infermiere ogni 10.000 abitanti, con conseguenze dirette sulla mortalità e sulla gestione delle malattie croniche.

Aodi afferma senza mezzi termini: “Se i paesi con sistemi sanitari forti riducono la loro forza lavoro post-pandemia, come potranno affrontare le nuove emergenze? In molti ospedali il rapporto ideale di un infermiere per 6 pazienti non viene rispettato, aumentando il rischio clinico: ogni paziente in più per infermiere comporta un +7% di mortalità intraospedaliera.”

Carenza di personale e aumento della mortalità 

Ricerche internazionali dimostrano che il sovraccarico degli operatori sanitari incide pesantemente sugli esiti clinici. Gli ospedali con carenza di personale registrano tra 700 e 800 decessi ogni 100.000 abitanti, mentre nei contesti più critici si superano i 1.000 decessi ogni 100.000 abitanti. Inoltre, ogni giorno di carenza di infermieri porta a un aumento del 9,2% della mortalità ospedaliera, secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Surgery.

Le disuguaglianze sanitarie nel mondo 

Uno studio condotto in 172 paesi tra il 1990 e il 2019 dimostra che la mancanza di personale sanitario qualificato è direttamente correlata all’aumento della mortalità. Le Americhe dispongono del 37% della forza lavoro sanitaria globale ma solo del 10% del carico di malattie. L’Africa subsahariana, invece, deve affrontare il 24% del carico globale di malattie con appena il 3% della forza lavoro sanitaria.

Paesi più colpiti dalla crisi sanitaria

  • Mozambico: la pandemia ha aggravato la già precaria accessibilità ai servizi sanitari.
  • Repubblica Democratica del Congo: epidemie ricorrenti mettono sotto pressione un sistema fragile.
  • Nigeria: la diffusione di malattie come morbillo e colera è favorita dalla carenza di infrastrutture e personale.
  • Sudan, Palestina, Somalia e lo Yemen per conseguenza delle guerre e la fame.

Fattori che aumentano la mortalità nei paesi più fragili

  • Carenza di personale: meno medici e infermieri significano meno accesso alle cure.
  • Strutture sanitarie inadeguate: ospedali mal attrezzati aumentano il rischio di complicanze.
  • Difficoltà di accesso a farmaci e vaccini: la scarsità di risorse sanitarie aggrava la diffusione di malattie.

Soluzioni per una sanità sostenibile 

I nostri movimenti evidenziano la necessità di un piano strategico per colmare il divario sanitario: “Senza un investimento mirato nella formazione e nell’assunzione di personale, il futuro della sanità globale sarà compromesso. L’innovazione tecnologica, inclusa la telemedicina, è utile, ma senza operatori adeguati non può sostituire la carenza di personale.”

Come ha ribadito Aodi nelle ultime interviste, per combattere le malattie infettive e la diffusione di nuovi virus e batteri, è fondamentale agire sull’inquinamento atmosferico e fermare le guerre che portano morte, acqua e cibi contaminati. Dobbiamo combattere la fame e intensificare la collaborazione tra paesi ricchi e paesi poveri, specialmente nei settori della tecnologia, della telemedicina, e nella produzione di farmaci salvavita per le patologie croniche, in particolare per i bambini. La distribuzione omogenea dei vaccini nel mondo è essenziale, e bisogna rendere la produzione di farmaci e vaccini più trasparente, con studi accurati, per combattere la guerra mediatica ed i pregiudizi pro e contro i vaccini, che sono strumenti fondamentali per salvare vite. Inoltre, è necessario affrontare i deserti sanitari e la fuga dei professionisti della sanità dai paesi poveri verso quelli ricchi, ma anche la fuga dall’Italia verso i paesi del Golfo e dell’Europa.

“Dobbiamo aumentare lo scambio di esperienze e buone pratiche internazionali, rafforzando il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che deve essere più trasparente, indipendente politicamente ed economicamente. Infine, bisogna combattere l’aumento delle aggressioni, la presenza di cibi e acqua contaminati e i mercati neri che vendono animali portatori di malattie infettive. Per quanto riguarda i migranti irregolari, è fondamentale precisare che non portano malattia, come dimostrano gli studi storici condotti da AMSI e UMEM. Tuttavia, bisogna combattere l’immigrazione irregolare per proteggere le persone da violenze, traffico di esseri umani e altre atrocità, come la violenza sulle donne, sui bambini, il traffico di organi e la pedofilia. Il nostro impegno continua anche nella lotta contro la mutilazione genitale femminile, una pratica barbara e arcaica che nulla ha a che vedere con la religione o la fede.”, continua Aodi.

Riepilogo dati e statistiche

  • In Europa mancano attualmente 1,4 milioni di operatori sanitari, con un deficit che potrebbe raggiungere i 4,3 milioni entro il 2030.
  • In Africa subsahariana, in alcune regioni c’è meno di 1 medico o infermiere ogni 10.000 abitanti.
  • Ogni paziente in più per infermiere aumenta la mortalità intraospedaliera del 7%.
  • La mortalità intraospedaliera in ospedali con carenza di personale supera i 1.000 decessi ogni 100.000 abitanti.
  • Ogni giorno di carenza di infermieri porta a un aumento del 9,2% della mortalità ospedaliera.
  • Le Americhe dispongono del 37% della forza lavoro sanitaria globale, ma solo del 10% del carico di malattie.
  • L’Africa subsahariana affronta il 24% del carico globale di malattie con appena il 3% della forza lavoro sanitaria.

Conclusioni “Investire in risorse umane e infrastrutture sanitarie è una priorità globale”, conclude il prof. Aodi. “Solo con una cooperazione internazionale e politiche sanitarie lungimiranti possiamo garantire il diritto alla salute per tutti. più garantito il diritto alla salute e la prevenzione ed i servizi sanitari nei paesi poveri più garantita anche la salute dei cittadini nei paesi ricchi”

Così dichiarano i Consigli Direttivi, insieme al prof. Foad Aodi, con il dr. Jamal Abo A. (vicepresidente Amsi), il dr. Mihai Baleanu (portavoce Amsi), il dr. Kamran Paknegad (segretario generale Amsi), la dr.ssa Eugenia Voukadinova (vice segretario generale Amsi), i vicepresidenti di Uniti per unire, prof.ssa Laura Mazza e Federica Federici, Kamel Belaitouche (coordinatore organizzativo), il dr. Fabio Abenavoli (responsabile cooperazione internazionale), e il dr. Nadir Aodi (podologo, coordinatore commissioni “Podologi” e “Nuove generazioni” di Amsi, Uniti per unire e Umem).

Notiziario

Archivio Notizie