Il 3 marzo ricorre la Giornata Internazionale della Fauna Selvatica, istituita dall’ONU nel 2013.
È un’occasione per riflettere sull’importanza della biodiversità e sulla necessità di proteggere le specie in pericolo. In questa data si ricorda anche la firma di uno dei più importanti strumenti legislativi di riferimento a tutela della fauna selvatica: la ‘Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES)’ promossa nel 1973.
A livello globale, è urgente sviluppare azioni concrete per contrastare la perdita di habitat ed i cambiamenti climatici, ovvero due delle principali minacce della fauna selvatica. I governi di tutto il mondo promuovono eventi, campagne di sensibilizzazione e progetti di conservazione, per proteggere la fauna e gli ecosistemi; anche i cittadini possono contribuire adottando comportamenti sostenibili.
Questa giornata ci ricorda che la salvaguardia della fauna selvatica è fondamentale per l’equilibrio del pianeta e per le future generazioni. Agire ora è essenziale per garantire un mondo ricco di biodiversità e armonia tra uomo e natura, anche in considerazione del fatto che le specie selvatiche danno un contributo importante alla nostra vita e alla salute degli ecosistemi.
Oggi, la fauna selvatica rappresenta uno degli elementi fondamentali degli ecosistemi naturali che contribuisce alla biodiversità e al mantenimento degli equilibri ecologici.
Tuttavia, il crescente aumento demografico delle popolazioni di animali selvatici ha determinato la nascita di nuove problematiche, anche di ordine sanitario. Il sempre più frequente contatto, diretto ed indiretto, tra popolazioni di animali selvatici a vita libera, animali domestici e uomo ha sollevato, negli ultimi decenni, importanti questioni sanitarie collegate in particolare alla diffusione di nuove emerge sanitarie, con importanti risvolti in ambito di Sanità Pubblica.
Per questo, le attività di sorveglianza, attiva e passiva, delle popolazioni di animali selvatici, sono azioni fondamentali per la tutela della Salute Pubblica e la prevenzione della diffusione di malattie infettive e parassitarie.
In Lombardia è attivo, dal 2012, il Piano di monitoraggio sanitario della fauna selvatica che prevede un’intensa attività finalizzata a verificare e prevenire l’eventuale presenza e circolazione di agenti patogeni infettivi e parassitari all’interno delle popolazioni selvatiche e dell’ambiente.
Il Dipartimento Veterinario di ATS Bergamo, in collaborazione con altri Enti territoriali competenti, coordinata le attività di campionamento di materiale biologico e monitoraggio delle patologie che possono colpire le popolazioni di animali selvatici.
Le specie selvatiche sono importanti sentinelle di quanto sta accadendo nell’ambiente dal punto di vista sanitario. I dati raccolti permettono di definire un quadro della situazione epidemiologica relativa alla diffusione di malattie infettive e parassitarie del nostro territorio. In particolare, l’attenzione è rivolta nei confronti di malattie che si possono trasmettere all’uomo (zoonosi), patologie che possono colpire gli allevamenti di animali domestici interferendo negativamente sulle attività produttive ed economie, così come per tutte quelle malattie che possono interferire sullo stato di salute delle stesse popolazioni selvatiche.
In continuità agli scorsi anni, anche nel corso del 2024 si è svolta, in collaborazione con la Sezione di Bergamo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, un’intensa attività di sorveglianza sanitaria della fauna selvatica con importanti risultati.
In relazione alla Peste Suina africana (PSA) è proseguita l’attività di sorveglianza passiva, con prelievi di milza nei cinghiali ritrovati morti sul territorio. Questa è un’attività fondamentale di Prevenzione, per poter individuare precocemente eventuali focolai della malattia, che ad oggi non è presente in provincia di Bergamo sia nel suino domestico sia in nel cinghiale.
Nel cinghiale sono stati 2.946 i campioni analizzati per la ricerca della Trichinellosi, una malattia parassitaria a carattere zoonosico e che può quindi colpire anche l’uomo: tutti i campioni analizzati sono risultati negativi.
Intensa anche l’attività di sorveglianza passiva sugli uccelli selvatici, svolta in collaborazione con CRAS Valpredina e Polizia Provinciale Bergamo, al fine di monitorare patologie come la West Nile Disease ed altri virus, alcuni dei quali hanno una strettissima correlazione con la Sanità Pubblica. Sono state 234 le carcasse di uccelli selvatici analizzate appartenenti a 48 specie diverse.
Si rafforza anche l’attività di monitoraggio sulle zecche. Sono state 516 le zecche conferite provenienti da ungulati selvatici sulle quali è stata ricercata la presenza di numerose patologie tra cui il virus della Encefalite da zecche (TBE) e la malattia di Lyme da Borrellia burdogferi.
Prosegue, infine, l’attività di sorveglianza attiva sui campioni di sangue prelevati in collaborazione con il mondo venatorio in cervi, camosci, caprili e mufloni, al fine di monitorare la circolazione di numerose malattie che colpiscono gli animali, alcune delle quali possono passare all’uomo, come per esempio l’Epatite E.