Il team multidisciplinare dell’IRCCS Giannina Gaslini che da alcuni anni si occupa del monitoraggio epidemiologico e clinico della bronchiolite acuta, nel 2023 e 2024 ha prodotto due pubblicazioni scientifiche sulla rivista Pediatric Pulmonology, documentando, a partire dal periodo post-pandemia COVID-19, un progressivo significativo incremento del numero delle ospedalizzazioni per bronchiolite acuta al Gaslini. Nell’ultima stagione invernale i ricoveri sono stati 310, con un aumento di oltre il 250% rispetto a 5 anni prima. Parallelamente, è stato registrato un incremento della gravità clinica delle bronchioliti stesse.
La bronchiolite è la principale causa di ospedalizzazione nei lattanti nei Paesi ad alto reddito e l’agente eziologico nel 60-80% dei casi è rappresentato dal virus respiratorio sinciziale (RSV). L’infezione da RSV si manifesta di solito nei bambini entro i 2 anni di età ma la malattia è tipicamente più grave nei bambini di età compresa fra 0 e 6 mesi.
Negli ultimi anni si è osservato un aumento progressivo della percentuale di bambini che ha necessitato di supporto respiratorio e un aumento della durata media del ricovero. In particolare, nella stagione epidemica 2022-2023 si è registrato un numero particolarmente elevato di bambini che hanno richiesto l’intubazione e la ventilazione meccanica (17, pari al 5% di tutte le bronchioliti ricoverate). La maggior parte di questi bambini erano lattanti sani, nati a termine e che hanno contratto il virus in ambiente familiare, spesso da fratelli o sorelle maggiori infettatisi in comunità (asili e scuole).
Sulla base di questi riscontri, al termine della stagione invernale 2022-2023, l’Istituto ha adottato una serie di provvedimenti per fronteggiare il fenomeno. In particolare è stato rafforzato il sistema di monitoraggio epidemiologico su base regionale, coinvolgendo le altre pediatrie della Liguria e creando un Registro regionale delle bronchioliti. È stata implementata la disponibilità di sistemi di supporto respiratorio ad “alti flussi” da poter utilizzare nei reparti di degenza mentre la Terapia Semintensiva si è dotata di un nuovo sistema di supporto respiratorio avanzato non invasivo, definito bubble-CPAP.
“Tale tipologia di supporto respiratorio, applicata precocemente ai lattanti che si sono presentati in ospedale con sintomi maggiori di difficoltà respiratoria, ha consentito nella stagione epidemica 2023-2024 di ridurre del 70% la necessità di intubazione (da 17 a 5 bambini) e del 50% i ricoveri in Terapia Intensiva rispetto alla stagione precedente, con beneficio per i pazienti, le famiglie e un significativo risparmio di costi e ottimizzazione delle risorse” ha spiegato la dottoressa Silvia Buratti della Terapia Intensiva e Semi-Intensiva Neonatale e Pediatrica.
Questi dati assumono grande rilevanza in vista della prossima stagione epidemica 2024-2025 nella quale saranno finalmente disponibili alcune nuove strategie di prevenzione.
“Già da tempo è in uso un anticorpo monoclonale anti-RSV (Palivizumab) che tuttavia è unicamente riservato alle categorie fragili (neonati nati prematuri, neonati e lattanti con comorbidità) e necessita di una somministrazione al mese per tutta la stagione epidemica effettuata in ambiente ospedaliero. AIFA invece recentemente ha approvato un altro anticorpo monoclonale (Nirsevimab) in fascia C, che si differenzia dal precedente perché prevede un’unica somministrazione stagionale, garantendo una protezione di almeno 5 mesi riducendo del 77% le infezioni respiratorie da RSV che richiedono ospedalizzazione e del 86% il rischio di ricovero in terapia intensiva” spiega il dottor Giacomo Brisca della Terapia Intensiva e Semi-Intensiva Neonatale e Pediatrica.
“La Regione Autonoma Valle d’Aosta ed alcuni paesi europei, tra cui Spagna, Francia e Germania, hanno già introdotto nella stagione 2023-2024 la prevenzione universale delle malattie da virus respiratorio sinciziale con la somministrazione del Nirsevimab a tutti i neonati e i risultati sono stati veramente promettenti. I dati spagnoli dimostrano una riduzione del 70% delle ospedalizzazioni – commenta la dottoressa Carolina Saffioti della UOC Malattie Infettive – Un’ulteriore strategia di prevenzione, ancora prima della nascita, è rappresentata dalla vaccinazione materna contro il RSV, con le medesime modalità e finalità del vaccino anti-pertosse (protezione passiva dovuta al passaggio anticorpale materno-fetale)”.
AIFA ha anche approvato un vaccino anti-RSV bivalente ricombinante da effettuare alle donne in gravidanza nel III trimestre (tra la 32° e la 36° SG) che garantirebbe una protezione per i primi 6 mesi di vita del bambino. Gli studi registrativi del vaccino hanno dimostrato una riduzione del rischio di forme gravi di malattie del tratto respiratorio inferiore nei neonati dell’81,8% entro 90 giorni dalla nascita e del 69,4% entro 180 giorni dalla nascita. Al momento è in corso una negoziazione con le aziende produttrici per rendere il vaccino anti-RSV rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale.
“A fronte pertanto dei dati che dimostrano in modo inequivocabile un progressivo incremento delle ospedalizzazioni e delle complicanze conseguenti a infezione da RSV sul nostro territorio, ci auguriamo che tutte le regioni italiane presto si uniformino in modo universale ed omogeneo, attivando la diffusione del nuovo vaccino anti-RSV per le gestanti e di Nirsevimab, in modo che gli sforzi clinici messi in atto dal nostro Istituto possano sinergicamente embricarsi con una efficace attività preventiva, riducendo il più possibile l’impatto dell’infezione da RSV nei nostri neonati e lattanti” ha commentato Elio Castagnola, direttore del dipartimento Scienze Medico-Pediatriche e della UOC Malattie Infettive.